Posts Tagged ‘ereader’
29
Mar
Posted by Simone Vettore in Uncategorized. Tagged: Amazon, amazon kindle, ebook, ereader, Kindle Fire, Kindle Touch 3G, Nexus, Silk, tablet. Lascia un commento

Amazon Kindle Fire di blogeee.net, su Flickr
L’annuncio di ieri da parte di Amazon che in ben 100 paesi (Italia inclusa) verrà a breve commercializzato il Kindle Touch 3G con connessione (al Kindle Store) inclusa, è stata accolto favorevolmente da “addetti ai lavori” e comuni utenti. I motivi di cui rallegrarsi effettivamente non mancano: il Kindle Touch è uno degli ereader maggiormente apprezzati e sicuramente tra i più diffusi, ed ora vanta pure il plus della connessione gratuita inclusa nel “pacchetto”; insomma, un’offerta allettante che alcuni commentatori si augurano possa far decollare una volta per tutte il mercato dell’ebook in Italia.
La mossa di Amazon ha nel contempo sollevato un intenso dibattito (caratterizzato talvolta da considerazione tipicamente “dietrologiche” all’italiana) incentrato sulla domanda cruciale: quando arriverà nella Penisola il pezzo pregiato dei dispositivi targati Amazon, vale a dire la tavoletta low cost Kindle Fire?
A riguardo le posizioni che vanno per la maggiore in Rete sono le seguenti: a) bisogna aspettare che venga approntata la versione di Android customizzata per il mercato italiano, mercato che secondo altri => b) non sarebbe ancora ritenuto maturo da parte del management di Amazon c) le pressioni delle varie lobby nostrane (editori, librai, content provider, etc.) hanno indotto il gigante dell’e-commerce, peraltro sovente accusato di “ammazzare” la concorrenza con pratiche sleali, a ritardare la commercializzazione in attesa che si addivenga ad un accordo su come spartirsi la torta (il tutto, sempre secondo gli assertori di questa opzione, a danno del consumatore finale) d) secondo altri, infine, un ruolo potrebbe averlo svolto il timore che la notoriamente restrittiva legislazione sulla privacy potesse far incorrere il dispositivo made in Seattle in indagini / sanzioni da parte dell’Unione Europea, soprattutto per quel che riguarda il funzionamento del browser “cloud-accelerated” Silk.
Personalmente ritengo che un po’ tutte queste posizioni abbiano un fondo di verità: sicuramente la presenza di un SO ad hoc rappresenta un valore aggiunto del prodotto (e pertanto vale la pena attenderne lo sviluppo) così come che la valutazione del “contesto operativo” (ovvero peculiarità del mercato locale, ruolo della concorrenza, cornice legislativa) ha inciso sulle tempistiche di Amazon. Credo però che tra tutti i fattori quello che ha pesato di più sia stato la sostanziale immaturità del mercato italiano non solo e non tanto in fatto di penetrazione dell’ebook (il Rapporto AIE 2011 lo indicava fermo allo 0,04% seppur con trend positivo) ma in generale dell’economia digitale: negli Stati Uniti per il Fire è stato “confezionato” un pacchetto Premium da 70 dollari che consente di ascoltare musica in formato MP3, vedere film, storage illimitato sulla nuvola e via discorrendo. In Italia, a parte la necessità preliminare di stipulare i relativi accordi, semplicemente una cosa simile non sarebbe possibile: la quota di mercato della musica digitale, seppur in crescita, non è ancora in linea con gli altri paesi e per quanto riguarda i film non abbiamo Netflix (e nemmeno il corrispettivo) e questo anche perché infrastrutturalmente (leggasi disponibilità di banda larga… che sia veramente larga) solo poche aree metropolitane riuscirebbero a supportare il servizio. Al contrario, in un perverso meccanismo in cui l’assenza di alternative legali induce ai download illegali ci facciamo rispettare nelle classifiche della pirateria informatica.
Tenendo presente questo quadro di riferimento, è verosimile l’ipotesi, formulata da alcuni osservatori, che indicano il Natale 2012 come data possibile dell’arrivo in Italia (magari in contemporanea con il lancio del fantomatico “Fire 2”)? Dal punto di vista delle tempistiche sicuramente sì… ma forse pure troppo, nel senso che il Kindle Fire arriverebbe da noi ad oltre un anno dal lancio negli Stati Uniti, vale a dire vecchio per quelli che sono i tempi dell’hi-tech. Inoltre dal punto di vista della maturità (e maturazione) del mercato italiano, onestamente non penso che da qui a nove mesi i fondamentali possano cambiare di molto. Intendiamoci, quello natalizio è un periodo propizio per le vendite (Amazon stessa insegna), tanto più che, come ho sostenuto più volte, per quanto il rapporto dispositivi di lettura / ebook sia reciproco, è il primo a far da volano al secondo e pertanto la presenza del Fire potrebbe dare un impulso decisivo nel processo di maturazione del mercato di casa nostra.
Fin qui il ragionamento non fa una piega ma se guardiamo alle mosse della concorrenza, mi viene da ipotizzare un lancio prima di Natale: in estate infatti Google scenderà nell’arena dei tablet con il suo Nexus (questo il nome trapelato) il quale avrà dalla sua un prezzo davvero allettante (150 dollari), il sistema operativo Android Ice Cream Sandwich (mentre il Fire per ora resta ancorato al “vecchio” Gingerbread) oltre che (presumibilmente) la massima integrazione dei vari servizi di Big G e tutti i contenuti del Play Store. Chiaramente un avversario temibile che creerà seri grattacapi; di qui la mia idea che a Seattle potrebbero decidere di giocare in anticipo, con diverse risposte scaglionate nel tempo: a) passaggio ad Android 4 per l’estate (e questa potrebbe essere l’occasione per “sfornare” anche la versione per l’Italia, saltando in pratica la 2.3 ed offrendoci un prodotto appetibile non solo nel prezzo ma anche nel SO) b) per Natale grande battaglia con il lancio di un nuovo Fire il quale, a dar credito alle indiscrezioni, potrebbe avere uno schermo più grande dell’attuale (che ce l’ha da 7 pollici, scelta azzeccata come confermano anche i dati di vendita del Samsung Note; quest’ultimo da pochi giorni è upgradabile ad Android 4.0, a riprova del fatto che è questo lo standard cui ci si deve allineare) giusto per ampliare la gamma di prodotti, tra i quali potrebbe pure comparire un nuovo ereader.
Insomma, i mesi a venire saranno sicuramente densi di novità e, soprattutto, cruciali per il destino dell’ebook.
PS Considerati i massicci riferimenti ai rumor provenienti dalla rete ho approntato su Storify una versione di quest post con gli
17
Mar
Posted by Simone Vettore in Uncategorized. Tagged: Bibliostar 2012, cloud computing, Convegno delle stelline, Davis Lankes, ebook, ereader, maurizio ferraris, Riccardo Ridi. Lascia un commento

Convegno Stelline 2012 - Valdo Pasqui
Scrivo questo post reduce da un autentico tour de force al Convegno delle Stelline / Bibliostar, con tutte le interessantissime relazioni ed i dibattiti da queste scaturiti che mi frullano per la testa… eppure non riesco a togliermi l’idea che in quanto ascoltato ci sia qualcosa che non torna.
Mi spiego: fatta salva la sessione iniziale, ho seguito incontri paralleli e seminari di stretta attinenza con gli argomenti che più mi interessano e che poi puntualmente ritornano in questo blog (vale a dire ebook ed ereader, punti di contatto tra biblioteche ed archivi, cloud computing e via discorrendo), ma ho avuto la netta impressione che gli interventi dei vari relatori, senz’ombra di dubbio tra i massimi esperti nei rispettivi campi, mancassero della necessaria visione d’insieme (sarà forse un caso, ma la relazione che più mi ha colpito è stata quella introduttiva di Maurizio Ferraris che NON è un bibliotecario, insegnando egli filosofia teoretica a Torino). Una serie di esempi renderanno perfettamente l’idea: parlando dell’accoppiata ebook – ereader si ricordava come il loro uso in ambito didattico non sia la panacea per tutti i mali, essendo (in certi contesti) meno efficaci per l’apprendimento rispetto ai tradizionali testi scolastici di carta; parlando di biblioteca non c’è una visione comune su cosa essa dovrà fare (a proposito quasi opposte le posizioni di Riccardo Ridi e Davis Lankes, con il primo ancorato a compiti più “tradizionali” come quello, tra i tanti, della conservazione ed il secondo tutto proteso verso l’erogazione dei più disparati servizi); parlando di cloud computing ascoltando l’esperto di diritto vien semplicemente da lasciar perdere tutto tali e tanti sono gli ostacoli ed i rischi! Intendiamoci, è comprensibile che essi, proprio perché profondi conoscitori dei vari ambiti, sentano quasi il dovere di evidenziare pregi e difetti, ma potrete capire come l’ascoltatore, dopo essersi sentito dire per due giorni che quelle novità che si ritiene rappresenteranno il futuro non si sa se facciano più bene o più male, non possa sentirsi perlomeno spiazzato.
Tanto più, e qui ritorno al punto iniziale, che mancava nell’analisi una visione complessiva delle trasformazioni; capisco che stiamo parlando di seminari di approfondimento e magari si da per acquisito il contesto di riferimento ma se non si tiene presente il quadro generale il rischio di giungere a conclusioni erronee e drastiche è sempre dietro l’angolo.
Anche perché a mio avviso (e chi ha letto i miei vecchi post ben lo sa) non è possibile scindere la diffusione dei vari device da quella dei contenuti (ebook, ejournal, risorse in genere disseminate su repository in Rete e via discorrendo) e dall’infrastruttura (il cloud) che rendono possibile tutto ciò e che sono nel contempo causa e conseguenza delle trasformazioni in atto a tutti i livelli (di utilizzatore finale, di biblioteca intermediatrice, di editori produttori e/o distributori) nelle modalità di creazione, fruizione e conservazione.
Chiarisco meglio la mia posizione: se rinunciamo agli ebook nella didattica (senza entrare nel merito, ma solo per riprendere l’esempio citato) rinunciamo ad un fattore propulsivo nella diffusione dei dispositivi di lettura; se facciamo a meno del modello del cloud computing e soprattutto all’infrastruttura che lo supporta non solo le potenzialità tecnologiche dei medesimi dispositivi escono ridimensionate ma anche ciò che noi in quanto utenti possiamo fare (usare, creare, salvare e modificare contenuti, condividere, diffondere, etc.); viceversa, senza un’infrastruttura adeguata i nuovi device diventano meno appetibili e a cascata gli ebook hanno meno appeal…
Appare evidente che è un sistema altamente interconnesso e che pertanto le biblioteche non possono rinunciare a nessuno degli aspetti elencati a patto di venir velocemente estromesse da queste realtà avanzate; corollario di tutto ciò è, per concludere, che le biblioteche (ma è più sensato parlare del settore dei beni culturali tout court, ma questo è un altro discorso…) inizino a dotarsi di quell’infrastruttura che ne costituisce il presupposto e che attorno a queste creino il proprio ecosistema di relazioni, applicazioni, risorse. Il futuro delle biblioteche è questo e può essere roseo.
9
Mar
Posted by Simone Vettore in Uncategorized. Tagged: apple, ereader, iAuthor, iBook, iPad 3, retina display, tablet. 1 commento

Apple iPad 3 Media Invitation di Photo Giddy, su Flickr
Tanto di cappello alla Apple, non c’è che dire! L’azienda di Cupertino è riuscita a sollevare un enorme clamore mediatico per un prodotto, l’iPad 3, che alla prova dei fatti non rappresenta nulla di trascendentale e soprattutto non costituisce chissà quale passo in avanti rispetto al predecessore: intendiamoci, le migliorie ci sono (a livello di sistema operativo, di processore, di GPU, di foto/videocamera, di connettività, di schermo) ma non tali da far esclamare: “Lo devo avere, il mio iPad 2 in confronto è ferraglia!”.
Di LTE, servizi cloud, processori quadcore e videocamere ad alta definizione se n’è parlato in abbondanza al Mobile World Congress di una settimana fa, motivo per cui il nuovo nato non mi ha particolarmente impressionato. Diciamocelo chiaramente: è mancato il classico “asso nella mancia”, il che mi fa ipotizzare che l’iPad 3, al di là dei numeri di vendita che saranno sicuramente elevati, sarà per Apple più una cartuccia sparata a vuoto piuttosto che l’ennesimo colpo a bersaglio.
Ho, in altri termini, la forte sensazione che la strategia dell’azienda della Mela sia improntata al massimo attendismo e per questo del tutto errata; dalla Apple era o non era lecito attendersi un coup de théatre che sbaragliava tutte le aspettative? la presenza di quel “di più” tecnologico che sbaraglia la concorrenza e che negli ultimi anni le ha consentito di restare una spanna avanti rispetto alla concorrenza?
La cosa più preoccupante è che questo “attendismo” non ha riguardato solo le scelte più prettamente tecnologiche ma anche quelle di riposizionamento strategico vale a dire il lancio di un tablet dalle dimensioni inferiori, tale da poter presidiare quel segmento di mercato completamente sguarnito e lasciato alle varie Samsung, LG, Acer e prossimamente probabilmente Google – Motorola.
In tal modo entriamo in argomenti di precisa competenza di questo blog: l’iPad 3 mantiene invariato rispetto al predecessore lo schermo da 9,7″, ma con un aumento sia dello spessore, il quale passa da 8,8 mm a 9,4 mm, che del peso (mediamente di circa 50 grammi, dipende anche se è LTE o meno). Insomma, la maneggevolezza e comodità di trasporto non sono sicuramente il punto forte dell’iPad e nella post PC era questo non costituisce esattamente un vantaggio! Vogliamo mettere l’emozione e l’impatto che avrebbe suscitato Tim Cook se si fosse presentato sul palco dell’Yerba Buena sfoderando un iPad “tascabile”? Senz’ombra di dubbio enorme. Inoltre un simile device sarebbe diventato istantaneamente un must anche in ambito business, mentre così l’iPad rimane ancorato alla concezione iniziale di un dispositivo pensato soprattutto per essere adoperato in attività ludiche / di entertainment e solo eventualmente per il lavoro. Deludente l’autonomia della batteria, che restando ferma ad un massimo di 10 ore (che scendono a 9 per la versione con connettività LTE), non elimina quell’ansia da battery life che ben conoscono i possessori di iPhone; in linea con le aspettative, almeno con quelle del sottoscritto, la mancata presenza di un iPad3 con memoria da 128 GB: oramai è evidente che la memoria interna è considerata dai grandi costruttori come complementare rispetto a quella sulla nuvola, motivo per cui è inutile investirci sopra (perché è vero che con una videocamera come quella installata bastano pochi filmati per occupare lo spazio interno a disposizione, ma è altrettanto vero che con le reti di nuova generazione – per chi è fortunato di averle già pronte – l’upload anche di file di grandi dimensioni rappresenta un’operazione sempre più veloce e di ordinaria amministrazione).
In definitiva, per chiudere, l’unica novità degna di nota è la presenza del retina display, il quale, come affermato da Pablo Defendini su Digital Book World “makes [the iPad 3] a superb reading device. Type will be much easier to read, and comics adapted from print, in particular, will be much more legible at their reduced, on-screen sizes”. Insomma, dopo il restyling di iBook, il lancio di iAuthor e le varie iniziative in ambito educational, Apple aggiunge un ulteriore tassello che conferma come essa punti molto sull’editoria digitale. Cosa sicuramente da tener presente per i futuri equilibri di questo settore in rapida trasformazione.
2
Feb
Posted by Simone Vettore in Uncategorized. Tagged: Amazon, apple, ereader, iPad 2, Jeff Bezos, Kindle, Kindle Fire, terzo quarto. 1 commento

Amazon changes di luxuryluke, su Flickr
Post leggero, questo. In breve la notizia è la seguente: Amazon ha l’altro ieri diffuso i risultati finanziari relativi al quarto trimestre 2011 mostrando dati contrastanti. In particolare ha colpito tutti gli analisti il fatto che a fronte di un fatturato in crescita del 35% a 17,43 miliardi di dollari (cifra ragguardevole, ma ci si aspettava di più) l’utile netto sia sceso del 58% a 177 milioni di dollari. In altri termini le vendite vanno a gonfie vele ma in casa alla fine della fiera non rimane granché ed il perché è facilmente spiegabile: l’azienda di Seattle ha margini di guadagno troppo bassi.
I numeri sembrano dunque confermare quanto avevo a suo tempo detto al momento del lancio del Kindle Fire circa i rischi impliciti nella politica dei prezzi aggressiva scelta da Amazon: gli spazi di manovra sono angusti ed il sentiero è impervio! Nel medesimo post peraltro paventavo il pericolo che i volumi di vendita dei nuovi dispositivi non sarebbero stati adeguati ed in questo ho invece cannato (faccio dunque pubblica ammenda): Jeff Bezos, boss di Amazon, sempre nel comunicato stampa dell’altro giorno ha ringraziato i milioni di clienti europei e statunitensi che hanno reso l’accoppiata Kindle + Kindle Fire i prodotti best seller delle Festività 2011 (senza però fornire cifre più dettagliate) in virtù di una crescita del 65% che ha portato la business unit in questione a pesare per il 35% sul giro d’affari complessivo. A questo punto, a mio vedere, è fondamentale però sapere quanti sono stati gli ereader venduti e quanti invece i tablet perché la cosa fa una bella differenza: chi compra un ereader lo fa evidentemente per leggere ebook che dovrà comprare sull’Amazon Store, generando ulteriore fatturato ed utili; al contrario chi acquista una tavoletta può farne mille usi e le varie ricerche condotte nel tempo “accreditano” alla funzione “lettura” percentuali generalmente modeste (grossomodo dal 5 al 15%). D’accordo, Amazon si sta evolvendo ed ambisce a divenire una rivenditrice di prodotti multimediali (testi, audio, video), ma la mia impressione è che molti siano stati spinti all’acquisto proprio del Fire e proprio per il suo prezzo stracciato che l’ha evidentemente reso un’alternativa allettante all’iPad 2. In altri termini il pericolo è che Amazon abbia sì fatto il botto di vendite ma che queste non siano capaci, o perlomeno sufficienti, a generare per l’azienda di Seattle quel giro d’affari indispensabile per rendere sostenibile una siffatta politica dei prezzi. Staremo a vedere.
11
Ott
Posted by Simone Vettore in Uncategorized. Tagged: AIE, Associazione Italiane Editori, Barnes & Noble, editoria, ereader, Frankfurter Buchmesse, Publishers Launch, tablet. Lascia un commento

Frankfurter Buchmesse 2008 di dream4akeem
Nell’attesa che domani si inauguri la tradizionale Frankfurter Buchmesse, lunedì c’è stata un’anteprima incentrata sull’ebook con il Publishers Launch Frankfurt. I temi affrontati sono stati molteplici: dall’importanza crescente del self-publishing alla convergenza tra tablet ed ereader, dal ruolo delle politiche di prezzo per far breccia nei lettori al ruolo assunto da big player e newcomer nelle varie realtà locali.
Insomma tanta carne al fuoco e, per l’Italia, qualche nota dolente. Sono stati infatti presentati i dati aggiornati di un’indagine di A.T. Kearney / BookRepublic che avevo a suo tempo commentato.
Oggi come allora ho trovato quei dati, una volta incrociati con gli altri disponibili, interessanti ma oggi come allora ho trovato discutibili le conclusioni da essi desunte.
D’accordo, le sensibilità sono molteplici e ciascuno pone l’accento su un aspetto piuttosto che su un’altro (l’incidenza dell’IVA, l’abitudine all’e-commerce, etc.) ma mi pare che si continui a sottovalutare l’effetto traino che solo la diffusione capillare di tablet ed ereader possono garantire. Non è infatti un caso se in Italia questi due dispositivi assieme arrivano a 900mila unità e l’incidenza dell’ebook sul totale è appena dello 0,5% (lontani anni luce da quell’1% cui si sperava di arrivare per la fine dell’anno) mentre in Germania sono 2 milioni ed 800mila e la quota si assesta allo 0,9% per finire con il Regno Unito dove con 3 milioni e 700mila dispositivi l’ebook arriva al 3,7%! Insomma la regola sembra essere che più dispositivi ci sono, più il libro digitale è diffuso (unica eccezione la Francia dove a fronte di quasi 2 milioni di dispositivi e con molti più titoli la percentuale dell’ebook è identica a quella dell’Italia).
La domanda capitale è dunque la seguente: come far sì che questi dispositivi di lettura riescano a diffondersi il più rapidamente possibile. Anche qui le varie risposte fornite mi sembrano non centrare il bersaglio: d’accordo abbassare il prezzo degli ebook (ed in Italia l’IVA applicata), d’accordo incentivare il self-publishing e d’accordo anche aumentare il numero di titoli, ma se non si crea un sistema equo, privo di lacci e lacciuoli la gente non passa “al nuovo”, visto e considerato che questo nuovo è peggio del vecchio e soprattutto costa come minimo un centinaio di euro! Quindi niente DRM, niente lock-in, niente formati proprietari, niente frammentazione dei titoli tra i vari online bookshop! Solo così, a mio parere, l’ebook potrà decollare anche in Europa.
Ciò detto, non ci resta che aspettare il tradizionale rapporto dell’AIE sullo stato dell’editoria in Italia, che domani verrà presentato sempre a Francoforte, e vedere se ci riserverà qualche sorpresa.
PS Mi si potrà obiettare che negli Stati Uniti l’ebook va alla grande nonostante il sistema patisca quelle “tare” che propongo di abbattere (emblematica Amazon con il suo Kindle ed il relativo formato proprietario mobi); è vero, ma negli Stati Uniti ed in generale nel mondo anglo-sassone (non è una coincidenza se il Regno Unito rappresenta in Europa la punta più avanzata del fenomeno ebook) molte catene librarie, Amazon ovviamente ma anche Barnes & Noble, sono penetrate a fondo nel tessuto sociale. L’azienda di Seattle ad esempio grazie all’eccellente servizio di customer care e ad un marchio riconosciuto come tale ha potuto lanciare il suo Kindle e, sfruttando la reputazione acquistata, farlo accettare ai suoi clienti che “si sono fidati” di lei. B&N d’altro canto, a prescindere dalle valutazioni su un siffatto sistema, è capillarmente diffusa all’interno della rete delle biblioteche di ogni ordine e grado del sistema scolastico americano, fattore che ha funto da volano nel momento in cui si è passati a modalità di studio di tipo e-learning basate ovviamente sul proprio Nook. Condizioni difficili da ricreare in Europa e che rafforzano la mia convinzione circa la necessità di togliere quelle strozzature che elencavo prima, pena l’affossamento di un settore che al contrario potrebbe essere vitalissimo.
Per la versione su Storify cliccate qui.
29
Set
Posted by Simone Vettore in Uncategorized. Tagged: Amazon, apple, Barnes & Noble, ePub, ereader, ipad, Jeff Bezos, Kindle Fire, Kindle Touch, Mobi, Nook Color, Silk, tablet. 1 commento

La rivoluzione del kindle fire è nel prezzo; foto paz.ca
Dopo averci scritto a riguardo ripetute volte, in questo blog così come in altri siti e liste di discussione più o meno amici, non posso esimermi dal dire la mia sull’atteso nuovo prodotto di Amazon, il Kindle Fire. Ok, una valutazione migliore di questo nuovo dispositivo potrà essere fatta solo dopo averlo toccato con mano, ma sin da ora alcune considerazioni si possono fare.
La prima cosa che mi vien da sottolineare, rappresentando il miglior biglietto da visita in assoluto, è il prezzo: 199 $ (145 € circa) sono davvero pochi e diciamocelo, Jeff Bezos con questa mossa ha spiazzato tutti (il sottoscritto incluso, avendo non più di una settimana fa ipotizzato una collocazione sul mercato attorno ai 270 $, corrispondenti a circa 200 €). Un simile risultato lo si è potuto conseguire ovviamente sacrificando alcune caratteristiche / dotazioni; vediamo dunque come si presenta il nuovo nato:
1) connettività: c’è solo quella via Wi-Fi e non la 3G e se all’estero la cosa non rappresenta una limitazione in Italia, dove gli hotspot nonostante la parziale recente “liberalizzazione” sono ancora pochi, lo è eccome.
2) memoria interna: è di appena 8 Giga in quanto Amazon mette liberamente a disposizione i propri “archivi sulla nuvola” (ma, attenzione, solo per quei contenuti provenienti da Amazon stessa!); in pratica con due o tre film, qualche centinaio di ebook ed il solito congruo numero di app si arriva al limite.
3) caratteristiche tecniche e dotazioni: il processore dual core dovrebbe garantire ottime prestazioni; del resto un’ulteriore riserva di potenza di calcolo la si ha ricorrendo alla nuvola di Amazon (lo stesso principio regge il nuovo browser Silk, che promette davvero bene); pur non fondamentali, l’assenza di telecamera e di microfono scoraggerà invece qualcuno dall’acquisto.
4) dimensioni: ottima a mio parere la scelta di realizzare un dispositivo di dimensioni e pesi più contenuti del consueto (nemmeno mezzo kilo, con una batteria che garantisce fino ad 8 ore di autonomia, schermo da 7 pollici), in modo da enfatizzarne la portabilità / il poco ingombro / la possibilità di usarlo in mobilità.
5) funzione di reader: in linea con l’impostazione di questo blog non può mancare una digressione circa le peculiari funzioni come strumento di lettura; lo schermo sembra buono (anche qui un giudizio definitivo potrà venir formulato solo dopo averlo visto all’opera), semmai mi aspettavo l’apertura al formato ePub sul quale la maggior parte degli editori stanno puntando, mentre si è rimasti fedeli al tradizionale formato .mobi (non protetto). Questa scelta conferma il vincolo con l’Amazon Store ed, anzi, in considerazione di quanto già sottolineato (il massiccio ricorso a risorse di EC2 in fatto di calcolo e storage) il grado di libertà per l’utente / cliente mi sembra addirittura ridursi, seppur all’interno di un ventaglio di offerte in crescita!
Per concludere con Kindle Fire l’azienda di Seattle si candida ufficialmente al ruolo di anti-Apple nel mercato delle tavolette, percorrendo una via opposta a tutti gli altri competitor, ovvero quella di un prodotto non al top della gamma e di fascia di prezzo medio bassa, vedremo se con successo. Fattori che inducono all’ottimismo sono il poter contare sul proprio negozio online (= i contenuti), l’ottima reputazione guadagnata in questi anni, la base di utenti / clienti, l’infrastruttura cloud, manca solo l’ecosistema di sviluppatori ma l’aver puntato su Android in prospettiva dovrebbe garantire di colmare questa lacuna.
A mio avviso però un neo c’è e riguarda proprio la politica di prezzo la quale, così come è stata concepita, potrebbe colpire il bersaglio sbagliato se non rivelarsi addirittura controproducente. In sostanza mi chiedo: con un Kindle Fire a 199 dollari chi comprerà il Kindle Touch 3G (eReader in bianco e nero, presentato contestualmente al Fire, che presenta la novità dello schermo touch) per appena 50 dollari in meno? Chi infine acquisterà il Kindle Touch senza connettività a 99 dollari? In altri termini ho la sensazione che il Fire possa rubare quote agli altri dispositivi prodotti da Amazon stessa con in più l’ulteriore pericolo che i margini di guadagno per pezzo, che non possono giocoforza essere elevati, non siano compensati da un adeguato volume di vendita.
Insomma, il mercato degli eReader e dei tablet si arricchisce e si complica (a proposito, ora che il Fire è stato svelato voglio vedere se Idc confermerà la propria idea di non considerarlo una tavoletta) ma forse a subire la pressione potrebbe non essere l’iPad bensì tutti quei produttori (l’accoppiata Nook Color e Barnes & Noble in primis; il titolo di quest’ultima non a caso perde in borsa sia ieri che oggi) che finora avevano tentato in qualche modo di opporsi ad Apple.
PS Per la versione storyfizzata di questo articolo clicca qui.
19
Set
Posted by Simone Vettore in Uncategorized. Tagged: Amazon, apple, Barnes & Noble, ebook, ereader, HP, IDC, ipad, iPad2, Nook, tablet, TouchPad, volumi vendite, WebOS. 1 commento

Alice & Andy iPad ebook; foto Science Office
I dati rilasciati da IDC alcuni giorni orsono circa l’andamento del mercato di tavolette ed eReader a livello globale contengono alcune conferme ma anche molte sorprese; la prima conferma è che l’iPad continua ad essere il dominatore assoluto del mercato dei tablet con una quota del 68,3%, addirittura in salita rispetto al 65,7% della precedente rilevazione; la seconda conferma è che alla concorrenza restano le briciole: il PlayBook di RIM si deve accontentare del 4,9% ed il TouchPad di HP, in attesa che l’azienda decida che vuol farsene della divisione PC, del 4,7% ma solo perché negli Stati Uniti viene svenduto a 99$, come gli eReader di fascia bassa. E’ proprio da quest’ultimo settore che provengono le maggiori sorprese: nonostante le consegne di tablet siano cresciute dell’88,9% rispetto alla precedente rilevazione e la performance anno su anno sia a dir poco strabiliante (+ 303,8%; e le previsioni per la parte finale dell’anno sono ulteriormente al rialzo!), ciò non sembra andar a discapito degli eReader i quali, nonostante un calo congiunturale del 9% (attribuito a motivi stagionali), possono ugualmente vantare una crescita rispetto al 2010 del 167% (anche in questo caso le previsioni per la rimanente parte dell’anno sono per un ulteriore aumento)! Pure qui c’è un chiaro leader del mercato, vale a dire Amazon con il suo Kindle, anche se le percentuali non sono bulgare come nel caso dell’iPad. Il lettore della casa di Seattle infatti detiene il 51,7% del mercato, ma il Nook di Barnes & Noble con il 21,2% fa la sua onesta figura. Insomma sembra proprio che tablet ed eBook Reader non si stiano scannando a vicenda, come temuto da alcuni, ma che a farne le spese siano altri dispositivi, netbook su tutti. Certo, in valori assoluti le tavolette, dall’alto dei 62,5 milioni di pezzi che si stima saranno venduti entro l’anno, staccano nettamente gli eReader che si fermeranno, si fa per dire, a 27 milioni di unità ma considerate assieme si arriverà a sfiorare la ragguardevole cifra di 90 milioni! Ovviamente questo è il punto cruciale della questione in quanto la presenza di una adeguata base di dispositivi di lettura è la conditio sine qua non per il decollo degli eBook!
In tal senso il Natale 2011 potrebbe sancire anche in Europa il definitivo decollo del libro digitale dopo aver assistito lo scorso anno, nonostante i roboanti proclami, ad una falsa partenza: troppo pochi a mio avviso erano i lettori in circolazione ed ancor meno (specie in Italia) i titoli disponibili a catalogo. Oggi, a distanza di un anno, i motivi di ottimismo per l’andamento dello shopping natalizio sembrano essere maggiormente fondati: da una parte si ritiene che il nuovo reader di Amazon riuscirà a fare il botto di vendite, dall’altra che la sua apparizione, innalzando d’un sol colpo il livello di quelle che sono le caratteristiche tecniche “minime” degli eReader (schermo a colori e multitouch, funzionalità varie, etc.), metterà fuori mercato gran parte della concorrenza (Nook Color a parte). Di conseguenza i rivenditori si troveranno a dover eliminare le scorte a magazzino di eReader in bianco e nero, vendendoli a prezzi allettanti (sotto i 100 dollari), il che darà un’ulteriore spinta alle vendite complessive! Considerando poi che questi nuovi possessori potranno attingere a cataloghi che nel frattempo si sono ulteriormente arricchiti, è verosimile che almeno per il settore dell’editoria digitale (inteso qui in senso lato) le prospettive prossimo future siano positive!
PS In un mio recente post affermavo che, dovendo scegliere tra tablet ed eReader, diversamente da quanto avrei fatto un anno fa non avrei avuto alcun dubbio, puntando tutto sulla tavoletta; la precisazione fatta da IDC nel comunicato stampa che è stato alla base di questo articolo, ovvero che essa considererà il prossimo dispositivo di Amazon come un eReader in quanto, in base alle indiscrezioni in suo possesso è molto più avvicinabile al Nook che all’iPad2, non modifica la mia opinione a riguardo poiché IDC stessa riconosce che la nuova generazione di lettori di eBook sarà nettamente più performante rispetto alla precedente, ed in questo senso la categoria nel suo complesso si avvicinerà come caratteristiche alle tavolette. Sorvolando ora sul fatto se sia in atto una convergenza (magari sarà l’oggetto di un futuro post!), dico solo che ipotizzando per il nuovo lettore di Amazon un posizionamento su una fascia di prezzo analoga al suo principale avversario, il Nook Color, ovvero sui 200 euro, dovrà possedere davvero numerose funzionalità per trattenermi dallo spendere qualche centinaio di euro in più ma avere un dispositivo di tutt’altro livello!
30
Ago
Posted by Simone Vettore in Uncategorized. Tagged: Amazon, apple, archivi, cloud computing, cyberlockers, ereader, google, HP, ipad, Kindle, motorola, pirateria informatica, Sarah Rotman Epps, tablet, TouchPad. 1 commento

Cloud computing (foto benoden)
Nel giorno in cui in Italia l’asta per le frequenze 4G parte in tono minore, un post apparso sul blog dell’analista di Forrester Sarah Rotman Epps fa discutere blogger e commentatori di mezzo mondo. In esso l’autrice, in breve, sostiene che il tablet di Amazon non solo ci sarà (inizi ottobre la data di lancio stimata) ma sarà anche venduto nella bellezza di 3-5 milioni di pezzi nel solo ultimo trimestre del 2011! Insomma, Rotman Epps si è sbilanciata e non di poco, ma a rinforzare le sue previsioni sono le seguenti considerazioni:
1) diversamente da Apple, la maggior parte dei profitti di Amazon non provengono ancora dall’hardware e pertanto su questo terreno l’azienda di Seattle può dar battaglia (il prezzo, contenuto entro i 300 dollari, dovrebbe a tal riguardo essere un ottimo incentivo all’acquisto)
2) Amazon potrà sfruttare le potenzialità di crescita di Android Honeycomb, sistema operativo sul quale si baserà la nuova tavoletta
3) Amazon ha dalla sua anni di esperienza nella vendita di contenuti e soprattutto un’infrastruttura cloud da far invidia, tale da renderla l’unica azienda capace di lanciare con successo la sfida ad Apple, dopo che molti ci hanno tentato invano (RIM, Samsung, HP – che forse però sta ripensando sulla scelta di mollare tutta la divisione PSG).
Personalmente le considerazioni di primo acchito che ho fatto leggendo questo interessante post sono state:
1) qui stiamo parlando di aria fritta, non avendo Amazon finora MAI, nemmeno implicitamente, ammesso di essere al lavoro su un tablet; d’accordo, mi si potrà obiettare che Apple ci ha costruito le sue campagne mediatiche sull’attesa, ma qui non è uscito nulla di nulla, nemmeno la minima indiscrezione tecnica o una foto rubata, come di solito avviene!
2) ammesso e concesso che la tavoletta made in Seattle si faccia (mai dire mai, intendiamoci), lo sbarco su Android sarebbe una benedizione; troppo chiuso, come scritto in precedenti post, il software del Kindle (anche se la recente presentazione di Kindle Cloud Reader, basato su un mix di HTML5 e cloud, forse testimonia un’inversione di rotta)!
3) in ogni caso stiamo facendo i conti senza l’oste, in quanto ci si dimentica completamente di Google; l’azienda di Mountain View ha al pari di Amazon una struttura cloud formidabile e la suite Google Docs, giusto per fare un esempio, trova la sua ragion d’essere se usata in mobilità; dunque, pur riconoscendo i passi falsi compiuti con il Nexus One e probabilmente anche con il Chromebook (non ci sono ancora dati ufficiali ma la sensazione, leggendo nella Rete, è che dopo un’accoglienza discreta, l’interesse sia rapidamente scemato), non si può non pensare che la recente acquisizione di Motorola non porterà alla realizzazione di un tablet.
Questi, dunque, i miei primi pensieri finché leggevo il post di Rotman Epps; dopo una fisiologica metabolizzazione sono però giunto a quello che è il vero nocciolo del problema: se ancora ad inizio anno discettavo su “Tablet VS eReader” oggi un simile discorso sarebbe chiuso in partenza: tablet tutta la vita, e non solo perché HP sta svendendo i suoi TouchPad ad un prezzo inferiore a molti e-reader!
Il punto è che il tablet svolge, nel bene e nel male, una centralità nelle scelte strategiche dei colossi dell’informatica che gli e-reader semplicemente non hanno mai avuto né mai avranno. Tale centralità discende dalla preferenza che verrà loro accordata, in virtù della loro versatilità e “mobilità”, dal singolo utilizzatore, vuoi in quanto privato cittadino vuoi in quanto appartenente ad un’organizzazione più complessa.
Né è difficile scorgere, sullo sfondo del trionfo prossimo venturo del tablet, trionfo che beninteso sarà relativo in quanto altri dispositivi saranno sempre presenti e che andrà a braccetto con quello del cloud computing, le importanti implicazioni archivistiche.
Il tablet infatti, proprio per così come è concepito, farà apparire conveniente ai suoi utilizzatori (si tratti dello studente, del businessman oppure ancora del dirigente della Pubblica Amministrazione) scrivere, leggere, creare, commentare, archiviare, etc. sulla nuvola. La tavoletta, con la sua linea minimale ed accattivante, sarà in buona sostanza un formidabile “cavallo di Troia” per la realizzazione di quello scenario in cui le nostre esistenze saranno “digitali” e noi stessi always on.
PS La versione su Storify di questo post è al seguente indirizzo: http://storify.com/memoriadigitale/le-implicazioni-anche-archivistiche-del-trionfo-de.
11
Mag
Posted by Simone Vettore in Uncategorized. Tagged: adrive, anobii, archivi, archivistica, balcanizzazione, biblioteche, biblioteconomia, cloud computing, DCMI, drm, dropbox, ebook, ecosistema, editoria, ereader, giornalismo, goodreads, ipad, memopal, memoria digitale, nuvola, OAIS, ong, opac, privacy, rivoluzione, roncaglia, social drm, social network, social reading, sopac, storage online, tablet, twitter, zittrain. Lascia un commento

"Archivi e biblioteche tra le nuvole" (front cover)
Come preannunciato nel precedente post ho pubblicato un libro su cloud computing e dintorni.
In particolare parlo delle sue applicazioni in ambito archivistico e bibliotecario in sinergia con la diffusione dei nuovi mobile device, il che mi porta ad approfondire temi quali il social reading / networking, il fenomeno dello storage sulla nuvola e tutti i connessi problemi di privacy.