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L’ebook ha bisogno di “buona pubblicità”?

Amazon Kindle 2 Wireless eBook Reader

Amazon Kindle 2 Wireless eBook Reader di goXunuReviews, su Flickr

L’altro giorno ero infruttuosamente alla ricerca sul web di dati aggiornati circa la quota di vendite di ebook detenute rispettivamente dagli editori tradizionali (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e da quelli newcomer intimamente connessi alla presunta Primavera Digitale cui staremmo andando incontro (da SBF a Barabba alla galassia del self publishing) sennonché mi sono imbattuto in un’interessante pagina nella quale era riportato quello che gli economisti definiscono il sentiment (a marzo 2011) degli operativi relativamente, nel caso specifico, alle prospettive dell’ebook (il panel degli intervistati era dunque costituito dai rappresentanti delle associazioni degli editori e/o da personaggi di rilievo del mondo editoriale dei principali paesi avanzati).
Ciascuno di essi era stato chiamato ad esplicitare stringatamente i motivi di ottimismo ed al contrario quelli di preoccupazione; tra questi ultimi ho ritrovato quelli che oramai tutti sappiamo a menadito: incognite giuridico-legali (protezione della proprietà intellettuale e dei diritti di sfruttamento dell’opera d’ingegno, lotta alla pirateria, ripartizione dei proventi con gli autori), concorrenza (sleale) di colossi quali Amazon e Google che sono e probabilmente diventeranno pure editori, difficoltà di trovare accordi con le biblioteche e via discorrendo.
L’aspetto interessante della vicenda è che le preoccupazioni italiane (a rappresentare il Belpaese era Stefano Mauri, presidente ed amministratore delegato di GEMS) erano legate all’IVA al 20% (oggi elevata al 21%) rispetto al 4% del libro cartaceo e soprattutto alla necessità che sulla stampa apparissero informazioni corrette relative all’ebook. Riporto testualmente:

We feel it is important that publishers help the media to print correct information about e-books.

Queste parole vanno contestualizzate e probabilmente appaiono più chiare se legate ad una intervista che lo stesso Mauri ha rilasciato al Corriere della Sera all’incirca nello stesso periodo e nella quale, prendendo le difese della categoria, si difende dall’accusa (diffusa ed accettata in Rete, i cui navigatori sarebbero più o meno manovrati dai colossi di Internet) che gli ebook costano proporzionalmente troppo rispetto ai libri di carta a causa, per l’appunto, dell’IVA al 20%. Ora, a parte il fatto che le remore degli italiani ad abbandonarsi ai libri digitali non derivano solo dal prezzo ma dipendono anche dai DRM, dalla difficoltà di orientarsi tra device di lettura e formati oltre che da una generale scarsa alfabetizzazione informatica, mi fa sorridere che in un paese come l’Italia in cui gli incroci azionari sono inestricabili e molti editori di libri sono nel contempo proprietari di quotidiani, periodici e relativi portali Internet (esempi sono Mondadori, RCS, etc.) si richieda la presenza di una corretta informazione!
Posto che la disponibilità di informazioni chiare, veritiere e prive di preconcetti è essenziale affinché i possibili nuovi lettori digitali si decidano a compiere il grande passo verso l’ebook, non so se a distanza di oltre un anno gli editori siano soddisfatti della buona (o cattiva) “fama” che circonda l’editoria digitale. Sicuramente non mi sembra che in questo lasso di tempo gli editori abbiano compiuti significativi passi per eliminare quelle tare che sopra elencavo; forse sarebbe ora che essi si rendessero conto una volta per tutte che sono essi stessi per buona parte i principali artefici del proprio destino! Il tempo stringe, tra poco tutti i colossi al di là dell’Atlantico scenderanno in forza nell’agone europeo, ed allora la resa dei conti non potrà essere più rimandata.

Occhi puntati su Francoforte

Frankfurter Buchmesse 2008

Frankfurter Buchmesse 2008 di dream4akeem

Nell’attesa che domani si inauguri la tradizionale Frankfurter Buchmesse, lunedì c’è stata un’anteprima incentrata sull’ebook con il Publishers Launch Frankfurt. I temi affrontati sono stati molteplici: dall’importanza crescente del self-publishing alla convergenza tra tablet ed ereader, dal ruolo delle politiche di prezzo per far breccia nei lettori al ruolo assunto da big player e newcomer nelle varie realtà locali.
Insomma tanta carne al fuoco e, per l’Italia, qualche nota dolente. Sono stati infatti presentati i dati aggiornati di un’indagine di A.T. Kearney / BookRepublic che avevo a suo tempo commentato.
Oggi come allora ho trovato quei dati, una volta incrociati con gli altri disponibili, interessanti ma oggi come allora ho trovato discutibili le conclusioni da essi desunte.
D’accordo, le sensibilità sono molteplici e ciascuno pone l’accento su un aspetto piuttosto che su un’altro (l’incidenza dell’IVA, l’abitudine all’e-commerce, etc.) ma mi pare che si continui a sottovalutare l’effetto traino che solo la diffusione capillare di tablet ed ereader possono garantire. Non è infatti un caso se in Italia questi due dispositivi assieme arrivano a 900mila unità e l’incidenza dell’ebook sul totale è appena dello 0,5% (lontani anni luce da quell’1% cui si sperava di arrivare per la fine dell’anno) mentre in Germania sono 2 milioni ed 800mila e la quota si assesta allo 0,9% per finire con il Regno Unito dove con 3 milioni e 700mila dispositivi l’ebook arriva al 3,7%! Insomma la regola sembra essere che più dispositivi ci sono, più il libro digitale è diffuso (unica eccezione la Francia dove a fronte di quasi 2 milioni di dispositivi e con molti più titoli la percentuale dell’ebook è identica a quella dell’Italia).
La domanda capitale è dunque la seguente: come far sì che questi dispositivi di lettura riescano a diffondersi il più rapidamente possibile. Anche qui le varie risposte fornite mi sembrano non centrare il bersaglio: d’accordo abbassare il prezzo degli ebook (ed in Italia l’IVA applicata), d’accordo incentivare il self-publishing e d’accordo anche aumentare il numero di titoli, ma se non si crea un sistema equo, privo di lacci e lacciuoli la gente non passa “al nuovo”, visto e considerato che questo nuovo è peggio del vecchio e soprattutto costa come minimo un centinaio di euro! Quindi niente DRM, niente lock-in, niente formati proprietari, niente frammentazione dei titoli tra i vari online bookshop! Solo così, a mio parere, l’ebook potrà decollare anche in Europa.
Ciò detto, non ci resta che aspettare il tradizionale rapporto dell’AIE sullo stato dell’editoria in Italia, che domani verrà presentato sempre a Francoforte, e vedere se ci riserverà qualche sorpresa.

PS Mi si potrà obiettare che negli Stati Uniti l’ebook va alla grande nonostante il sistema patisca quelle “tare” che propongo di abbattere (emblematica Amazon con il suo Kindle ed il relativo formato proprietario mobi); è vero, ma negli Stati Uniti ed in generale nel mondo anglo-sassone (non è una coincidenza se il Regno Unito rappresenta in Europa la punta più avanzata del fenomeno ebook) molte catene librarie, Amazon ovviamente ma anche Barnes & Noble, sono penetrate a fondo nel tessuto sociale. L’azienda di Seattle ad esempio grazie all’eccellente servizio di customer care e ad un marchio riconosciuto come tale ha potuto lanciare il suo Kindle e, sfruttando la reputazione acquistata, farlo accettare ai suoi clienti che “si sono fidati” di lei. B&N d’altro canto, a prescindere dalle valutazioni su un siffatto sistema, è capillarmente diffusa all’interno della rete delle biblioteche di ogni ordine e grado del sistema scolastico americano, fattore che ha funto da volano nel momento in cui si è passati a modalità di studio di tipo e-learning basate ovviamente sul proprio Nook. Condizioni difficili da ricreare in Europa e che rafforzano la mia convinzione circa la necessità di togliere quelle strozzature che elencavo prima, pena l’affossamento di un settore che al contrario potrebbe essere vitalissimo.

Per la versione su Storify cliccate qui.

In libreria “Archivi e biblioteche tra le nuvole”

"Archivi e biblioteche tra le nuvole" (front cover)

Come preannunciato nel precedente post ho pubblicato un libro su cloud computing e dintorni.
In particolare parlo delle sue applicazioni in ambito archivistico e bibliotecario in sinergia con la diffusione dei nuovi mobile device, il che mi porta ad approfondire temi quali il social reading / networking, il fenomeno dello storage sulla nuvola e tutti i connessi problemi di privacy.