Posts Tagged ‘Nokia’

Il Kindle Fire arriva finalmente in Italia, mentre per l’ereader Paperwhite bisogna aspettare. Con questa mossa Bezos ha veramente ammazzato il mercato?

Kindle Fire HD 7''

Kindle Fire HD 7” (fonte foto: http://amazon-press.it/immagini-stampa.html)


PREMESSA

Mi ero intimamente ripromesso, per motivi di prudenza, di commentare la messe di device lanciati in questi ultimi giorni a bocce ferme, vale a dire dopo il 12 settembre, giorno in cui Apple dovrebbe presentare l’iPhone 5 e, a detta di molti, un Mini iPad. La quantità di colpi sparati l’altro ieri da Jeff Bezos è però stata tale e tanta, i dibattiti in Rete che ne sono seguiti così accesi, gli articoli ed i commenti sui siti specializzati talmente numerosi che non riesco a mantenere la promessa!

I NUOVI DEVICE

Dal momento che le novità e le specifiche tecniche saranno ormai arcinote a tutti voi, riassumo a solo titolo d’inventario quanto “disvelato” da Jeff Bezos in quel di Santa Monica focalizzandomi, dal momento che in giro ho visto parecchie imprecisioni, soprattutto su prezzi e date di consegna (dati ricavati dai siti Amazon.com ed Amazon.it):
1) l’ereader Kindle Paperwhite, caratterizzato dallo schermo assai più definito e dall’illuminazione “notturna”, è disponibile in versione solo WiFi oppure con connettività 3G rispettivamente a 119 e 179 dollari; per ora NON è in vendita in Italia (contestualmente il “vecchio” Kindle base, anch’esso oggetto di qualche miglioria nella definizione dello schermo e nella reattività della pagina, scende a 69 dollari – 79 euro in Italia)
2) il tablet New Kindle Fire: a dispetto del nome si tratta in realtà del “vecchio” Kindle Fire (cioè di quello presentato nel settembre 2011) sottoposto ad un discreto upgrade per quanto riguarda il processore (più veloce), la memoria (raddoppiata) e la durata della batteria; costa 159 dollari e, con deciso ritardo, arriva pure in Italia dove costerà 159 euro (cambio dollaro / euro 1 ad 1!) con consegne a partire dal 25 ottobre (contro il 14 settembre degli Stati Uniti)
3) il nuovo (questa volta sì!) tablet Kindle Fire HD; anche in questo caso il nome non deve ingannare giacché con esso si fa riferimento a più dispositivi talvolta significativamente diversi tra di loro (in particolare le versioni da 8,9 differiscono rispetto a quelle da 7 pollici, oltre che per le dimensioni, per la maggior definizione dello schermo, per la presenza di un sistema audio dual-stereo – VS dual drive stereo – e per un processore leggermente più potente – 1,5 GHz VS 1,2 -; per un raffronto tra i vari modelli rimando alla tabella comparativa presente in fondo a questa pagina). Entrando nello specifico le “versioni” esistenti sono le seguenti: a) quella con display da 7 pollici, dal costo di 199 dollari se si vuole la memoria da 16GB oppure di 249 dollari se si opta per quella più “sostanziosa” da 32GB; in consegna rispettivamente a partire dal 14 settembre e 25 ottobre, è disponibile anche nel mercato italiano al prezzo “invariato” (nel cambio) di 199 e 249 euro, con consegne che però slittano al 25 ottobre b) quella con schermo da 8,9 pollici: è questa a mio avviso l’autentica novità, dal momento che va a sfidare direttamente l’iPad 3 per dimensioni e specifiche tecniche (ricordo che la tavoletta della Mela ha uno schermo da 9,7 pollici; n.d.r.) e conseguentemente per prestazioni e relative applicazioni e servizi che è possibile farci girare. L’offerta di Amazon in questo caso è ancora più sottoarticolata: abbiamo infatti da un lato la versione con sola connettività Wi-Fi con memoria interna da 16 GB al prezzo di 299 dollari oppure quella da 32 GB a 369 dollari, mentre dall’altro lato la versione con connettività LTE (4G) con memoria da 32 GB a 499 dollari oppure quella da 64 GB a 599 dollari. La consegna per tutti questi ultimi device è stimata per il 20 novembre e per il momento NON riguarda Italia (del resto della versione 4G non ce ne faremmo granché non essendo praticamente sviluppata la relativa rete!).

BEZOS AMMAZZA IL MERCATO?

Finora ho parlato soprattutto di hardware ma, come ha tenuto a sottolineare Jeff Bezos durante la presentazione, Amazon produce servizi, non gadget. E meno male, vien da dire, perché quella fatta dall’azienda di Seattle è vera innovazione tecnologica che fa impallidire al confronto le “novità” lanciate dalla concorrenza nei giorni precedenti! Avevano iniziato mercoledì Nokia e Motorola: riguardo all’azienda finlandese molti analisti, rivitalizzando i rumor diffusi all’epoca della presentazione di Surface di Microsoft, avevano ipotizzato che sarebbe stato annunciato un tablet o meglio ancora un phablet (inutile oramai creare un doppione del Surface!), invece la società guidata da Stephen Elop si è limitata a svelare la sua nuova linea di smartphone Lumia 920 (peraltro mi sembra quantomeno accattivante, peccato solo per la gaffe del PureView!). Analoga delusione è arrivata da Motorola: anche in questo caso, per quanto la presenza del Nexus 7 inducesse a far ritenere la cosa poco probabile, vi era chi ipotizzava la presentazione di qualcosina di più del solito smartphone: ebbene, il nuovo Razr Maxx è effettivamente un cellulare cresciutello (display da 4,7 pollici contro i 5,3 del Samsung Note) ma nulla di più.
Paradossalmente a cercare di sparigliare le carte è stata un’outsider, vale a dire quella Kobo che a forza di internazionalizzazione a tappe forzate ed accordi con editori e librerie indipendenti sta cercando di ritagliarsi un ruolo “antagonista”: a leggere le specifiche tecniche la triade di nuovi prodotti lanciati dall’azienda nippo-canadese (ovvero gli ereader Glo e Mini ed il tablet Arc) non sfigurano affatto rispetto ai device proposti da ben più quotati competitor e, aggiungo, sono anche esteticamente deliziosi!
Purtroppo un grosso limite è il prezzo, e qui arriviamo alla domanda da un milione di dollari: Amazon, con gli annunci di ieri, si accinge ad ammazzare il mercato degli ereader? Ad esempio sarebbe stato interessante vedere l’accoglienza del mercato per il Kobo Mini da 5 pollici (un ereader letteralmente tascabile!) ma il prezzo di 79,99 dollari non lo aiuta se pensiamo che l’entry level del Kindle è da ieri a 69,99 dollari. Discorso analogo per il Kobo Glo: costa 129,99 dollari, quanti lo preferiranno al Kindle Paperwhite che ne costa 10 in meno?
Un minimo più problematica la scelta in campo tablet. L’Arc, ad esempio, è sulla carta sicuramente superiore al New Kindle Fire mentre (a parità di soldi, ovvero 199 dollari) rispetto al Kindle Fire HD da 7 pollici oltre a non avere il doppio WiFi è sicuramente inferiore per qualità audio e memoria interna (8 GB VS 16!); vanta invece un certo vantaggio in quanto a processore (1,5 GHz VS 1,2) e pareggia in quanto a definizione dello schermo (ma mai come in questo caso sarebbe necessaria una prova diretta; Amazon assicura di aver abbattuto del 25% i riflessi della luce solare togliendo lo strato di vuoto esistente tra schermo LCD e strato touch ma anche Kobo garantisce “cristallinità” dell’immagine ad angolazioni elevate!). Ma ad uscire forse peggio di tutti nell’arena delle tavolette low cost è il Nexus 7 di Google (da martedì 4 peraltro in vendita anche in Italia) il quale nella versione più costosa viene 249 dollari / euro, vale a dire quanto il Kindle Fire HD che però ha il doppio di memoria interna e come ricordato per l’Arc poco sopra il doppio Wi-Fi, lo schermo antiriflesso, l’audio dual stereo, etc. (in definitiva gli unici plus del Nexus 7 sono il processore leggermente più performante ed il sistema NFC, il quale però ora come ora rappresenta soprattutto un fronzolo senza molte applicazioni concrete…). Insomma, se l’altro giorno durante la presentazione dei Motorola Razr Eric Schimdt ammetteva candidamente che Android (e Google) erano indietro nei tablet, probabilmente dopo la presentazione della nuova famiglia Kindle (che usano sì Android, ma tendono ad occultarlo sotto l’interfaccia Amazon) sarà ancora più preoccupato.
Ragionando numeri alla mano, dunque, sembra proprio che la risposta alla domanda posta a titolo di questo paragrafo sia affermativa, in linea con quanto già sentenziato da Pianeta eBook in uno dei suoi tweet:

E’ infatti innegabile che Amazon abbia assestato un durissimo colpo al mercato, avendo essa lanciato prodotti con un rapporto qualità / prezzo difficilmente avvicinabile dai competitor a meno che anch’essi non si accontentino di margini risicati, che è esattamente il concetto sotteso da Bezos nel momento in cui afferma: “We want to make money when people use our devices, not when they buy our devices”! In altri termini per l’azienda di Seattle i device non sono che un mezzo come un’altro attraverso il quale stringere una relazione con i clienti ai quali successivamente vendere prodotti e servizi a prezzi, man mano che la relationship si fa più profonda ed aumentano le quote di mercato detenute, sempre più stracciati e tali da mandare gambe all’aria la concorrenza (è quella che JMAX, in un post apparso sul blog TKBR qualche mese fa, definiva engagement economy; l’autore vi sostiene che non ci sarebbe da meravigliarsi se Amazon un giorno, portando alle estreme conseguenze tale politica, mettesse in vendita ebook ad un prezzo tendente a zero).
Come noto l’economia però non è solo numeri ma dipende molto anche da fattori psicologici, motivo per cui non si può rispondere alla domanda iniziale senza prendere in considerazione alcuni fattori soggettivi: essa sarà affermativa (sì, Amazon ammazza il mercato) se la percezione che ha il cliente finale della relazione instaurata rimarrà invariata e quest’ultimo continuerà a ragionare soprattutto con il portafogli e con una prospettiva di breve respiro; credo al contrario che la risposta possa essere negativa (no, il mercato è salvo e le varie aziende continueranno a farsi concorrenza più o meno spietata) se almeno una parte degli utenti (attuali e potenziali) riterrà che la liason con Amazon rischi di diventare troppo “vincolante”. Lasciamo stare le accuse nuovamente lanciate al browser Silk di ledere la privacy (ma almeno dovrebbe esserci la possibilità di opt-out) e soprassediamo pure al fatto che sia impossibile eliminare, anche a pagamento, la pubblicità ma soffermiamoci invece sui soli aspetti “librari” (per quanto questi, bilanci alla mano, oramai non costituiscano da un pezzo la principale fonte di guadagni per l’azienda di Seattle): la consapevolezza che gli ereader Kindle supportano solo il formato proprietario .mobi e che questo non è compatibile (direttamente) con la gran parte degli altri dispositivi di lettura in commercio (che si stanno più o meno uniformando sull’ePub come modello standard), unita al fatto che gli ebook che acquistiamo in realtà… non li acquistiamo ma piuttosto li noleggiamo “a lungo termine” (vera o fasulla che sia, la storia di Bruce Willis era lì lì per scoperchiare un vero vaso di Pandora, peccato che sia velocemente sparita dal dibattito delle Rete e non abbia praticamente sfiorato i media mainstream!) dovrebbero bastare a dissuadere una certa quota di utenti che preferiscono pagare di più ma “fare quel che vogliono”!
In ultima analisi è dunque una questione profondamente soggettiva e che a sua volta rimanda a come l’individuo forma le sue convinzioni (ad es. ruolo di familiari ed amici, media ai quali è esposto, etc.), un argomento evidentemente sterminato ma che esula dagli obiettivi di questo post. Pertanto mi fermo qui ed aggiungo solo che, senza voler dividere manicheisticamente tra buoni e cattivi, in Rete ci sono tutti gli strumenti e le informazioni per documentarsi indipendentemente, farsi la propria opinione e decidere quale sia la proposta migliore (o la meno peggiore…).

CONCLUSIONI

I raffronti tra i vari device fatti nel corso di questo post testimoniano che Amazon ha sicuramente lanciato una serie di dispositivi eccellenti dal punto di vista tecnico, ad un prezzo concorrenziale e soprattutto accessibile a moltissimi utenti: se questi ultimi dovessero ragionare solo in base a meri calcoli economici, c’è da attendersi che Amazon a breve diverrebbe regina del mercato. Se gli utenti invece scaveranno un po’ più a fondo nel tipo di relazione, realizzeranno che questa non è esattamente paritetica: ad alcuni potrà andare bene ugualmente (infine, l’importante è risparmiare…), altri invece anteporranno la loro “libertà” (per restare nel librario questo significa esigere ebook in un formato aperto in modo da poterli leggere su qualsiasi device, di poterli salvare dove vogliono e soprattutto di possederli per sempre disponendone come meglio si ritiene, si intende sempre nel rispetto delle leggi) e cercheranno altre soluzioni per godersi le proprie letture digitali.
Il fattore discriminante in definitiva risulta essere proprio la sensibilità personale e la volontà di formarsi una propria opinione; nel mio piccolo spero con questo post di aver contribuito almeno in minima parte al raggiungimento di questo obiettivo.

Arriva Microsoft Surface: cosa cambia nell’arena dei tablet

Microsoft Surface

Microsoft Surface (Copyright Microsoft)

Una cosa è certa: con la presentazione di Surface, primo tablet con il proprio marchio, Microsoft ha compiuto un’operazione di marketing all’altezza dell’acerrima rivale Apple, riprendendosi la ribalta mediatica dopo un lungo periodo di appannamento.
Per giorni infatti si è discusso a suon di indiscrezioni su cosa sarebbe stato presentato in quel di Los Angeles: chi diceva una tavoletta frutto della collaborazione con Barnes & Noble capace di interagire in streaming con l’Xbox (ipotesi improbabile considerando la smentita di B&N, che non sembrava d’ufficio, e come l’accordo tra le due società risalga ad appena qualche mese fa), chi un tablet ma frutto al contrario dell’accordo con Nokia (io personalmente propendevo per questa ipotesi), chi un ereader puro (sempre in collaborazione con B&N, ma anche in questo caso ho sin da subito trovato l’indiscrezione poco plausibile: poco tempo a disposizione per lo sviluppo… e poi al Nook che fine facevamo fare?) e chi infine l’annuncio di una qualche acquisizione a suon di miliardi di dollari (si era parlato di Yammer, effettivamente acquistata). Tutti comunque, avevano individuato grossomodo l’oggetto dell’annuncio: un device fisico connesso in qualche modo al nuovo sistema operativo Windows 8 / RT.
Ma al di là dei rumor dei siti specializzati, dei bagliori dei flash e del colori sgargianti del nuovo device, quale sarà l’impatto di Surface sull’arena dei tablet? Secondo Stan Shih, fondatore di Acer, il nuovo tablet dell’azienda di Seattle servirebbe soprattutto per “spronare” gli altri produttori ad adottare il nuovo sistema operativo di Windows; d’altronde, ragionano sempre nella casa taiwanese, chi lo fa fare a Microsoft di gettarsi nel settore dell’hardware con i suoi bassi margini?
Personalmente reputo questa spiegazione poco credibile e tesa soprattutto a sminuire la portata dello schiaffo subito: Acer, e con essa tutti i produttori che da anni adottano software Microsoft, sono rimasti spiazzati dal comportamento dell’azienda diretta da Steve Ballmer. Appartengo infatti a quella “scuola di pensiero” che ritiene la mossa di Microsoft di tipo strategico e destinata ad avere ripercussioni di grossa portata (perlomeno sulla conduzione del business da parte dell’azienda): in altri termini a Seattle, visto il pericolo sempre più concreto di vedersi tagliati fuori dall’universo dei dispositivi mobili, sono stati costretti ad adeguarsi a quanto fatto dai principali e più temibili competitor (Amazon, Google, Apple) i quali hanno percorso con decisione la strada di dispositivi brandizzati con SO fatto in house (iOS od Android) o quanto meno altamente personalizzato (come Amazon).
La mossa di Microsoft, dunque, è stata obbligata e, bisogna riconoscere, Ballmer non si è tirato indietro, presentando un prodotto che sfida direttamente (per specifiche tecniche e fascia di prezzo) l’iPad di Apple: Surface infatti nelle due versioni Windows 8 ed RT monta processori che sono il top della gamma rispettivamente di Nvidia (dovrebbe essere il Tegra) e di Intel (con l’Ivy Bridge), ha dimensioni e pesi grosso modo assimilabili alla tavoletta made in Cupertino e display in alta definizione. Al di là dei dettagli tecnologici, anch’essi comunque indicativi, a mio parere il tratto distintivo di Surface è la particolare attenzione per la dimensione di produttività (come si evince dalla possibilità di scrivere a mano libera con una risoluzione di 600 dpi – con digital ink, tecnologia da anni nel cassetto di Microsoft – e dall’interessantissima cover / tastiera), strizzando così un occhio ad aziende e pubbliche amministrazioni ovvero proprio a coloro che devono ancora effettuare il loro passaggio al mobile e che erano in attesa di un prodotto compatibile con gli esistenti “parchi macchine”.
Se la mossa di Microsoft è dunque di quelle destinate a lasciare il segno, non meno interessante sarà vedere come reagiranno i vari protagonisti del panorama high-tech mondiale.
Iniziamo da quelli che si trovano nelle posizioni più critiche (tra i quali metto tutti i vari produttori “puri” di hardware): Acer, Lenovo, HP (che ha letteralmente gettato il suo WebOS frutto dell’acquisizione di Palm!), Dell, etc. si trovano nella difficile situazione di essere costretti ad adottare il sistema operativo fornito da chi nel contempo gli fa anche la concorrenza come produttore (ovvero Microsoft, che peraltro si fa pure pagare, ed a breve Google).
Ci sono poi i due malati cronici: 1) RIM, che pur avrebbe il suo SO Blackberry 10, si trova in acque agitate ed ha appena annunciato il licenziamento di 6mila dipendenti nell’estremo tentativo di tagliare i costi: purtroppo dati di vendite e quote di mercato non consentono particolari ottimismi al punto che si riaffaccia prepotentemente, a mio avviso, l’eventualità di un’acquisizione (Amazon?) 2) Nokia, i cui destini sono altrettanto incerti, ha licenziato 10mila dipendenti, chiuso fabbriche e si vocifera dovrebbe persino realizzare smartphone low-cost basati su Android: evidentemente l’accordo con Microsoft non sta dando i frutti sperati ed in effetti lascia perplessi che Surface non sia esito di questo deal (come anzidetto ero tra chi propendeva per questa ipotesi) né d’altro canto è accettabile che l’unico risultato pratico (oltre alla presenza di Windows Phone sui Lumia) sia l’uso delle mappe di Nokia al posto di quelle di Bing a bordo dei paventati telefonini intelligenti marchiati Microsoft!
Ancora più interessanti, però, saranno le contromosse dei veri sfidanti di Microsft: Apple, Amazon e Google.
Apple ha già sparato il suo colpo con il Nuovo iPad, quindi non ha altri proiettili in canna da usare nell’immediato; molti analisti comunque continuano a prospettare la realizzazione di una versione con display di dimensioni ridotte ed effettivamente sono possibilista sulla cosa, avendo essa una sua logica in termini di differenziazione di prezzo (un entry-level più basso) e di prodotto, inserendosi in un segmento di mercato altrimenti regalato a Samsung. Insomma non sono tra coloro che ritengono impossibile che un giorno potremo vedere un Mini iPad per il semplice fatto che Steve Jobs aveva a suo tempo proferito il suo niet!
Decisamente più articolate e da scandire con oculatezza nei mesi a venire le manovre in casa Amazon: l’azienda di Seattle deve infatti da un lato “coccolare” il mercato USA, dall’altro non deve trascurare quello europeo. Negli Stati Uniti infatti dopo l’exploit natalizio il mercato si è raffreddato; è pertanto previsto per ottobre l’arrivo del Kindle Fire 2 con una dotazione hardware e software aggiornata (con quale Android? Ice Cream Sandwich o Jelly Bean?). Contestualmente, come già avvenuto con altri prodotti, il prezzo del “vecchio” Fire dovrebbe scendere preservando l’appetibilità di questo tablet. E l’Europa? L’annuncio, di qualche giorno fa, che gli sviluppatori possono iniziare a lavorare su applicazioni per il Vecchio Continente da distribuire entro l’estate, può indicare che l’arrivo del Fire sia, dopo mesi di annunci e smentite, veramente prossimo. A questo punto dell’anno è però auspicabile che il Fire “europeo” possa aver beneficiato di qualche sostanzioso upgrade, necessario per un prodotto non al top della gamma nemmeno al momento della presentazione; non penso che i consumatori europei siano esaltati dall’idea di trovarsi tra le mani un device vecchiotto o quanto meno di serie B rispetto a quello che i cittadini d’Oltreoceano avranno a disposizione tra appena qualche mese!
Last but not least c’è Google. Dopo mesi di annunci e di indiscrezioni sembra essere arrivata la volta buona: durante l’annuale incontro I/O al Moscone Center di San Francisco (in programma dal 27 al 29 giugno prossimi) l’azienda di Mountain View dovrebbe, tra le tante cose, svelare il Nexus Tablet (a doppio marchio Google ed Asus) il quale, ormai è altrettanto certo, avrà un display da 7 pollici, sistema operativo Android Jelly Bean e prezzo di 199 dollari. Se tali caratteristiche fanno (legittimamente) ipotizzare che lo sfidante principale sia proprio il Kindle Fire, personalmente ritengo che nessuno competitor possa dormire sonni tranquilli: a) con la recente Books App (relativa a Google Books) si è compiuto un ulteriore deciso passo nel mercato di quegli ebook “riserva di caccia”, finora, di Amazon ed Apple; b) Google Docs oramai è una diffusissima suite di produttività sulla nuvola, tale da impensierire Office di Microsoft c) Drive fornisce il necessario spazio di storage, senz’altro alternativo ai sistemi dei rivali d) su Google Play si trovano applicazioni di ogni genere, da quelle utili alla produttività a quelle ludiche, e che nulla hanno da temere rispetto a quelle del celeberrimo Apple Store. Insomma una politica di sviluppo a 360 gradi che non ha praticamente lasciato nulla al caso; semmai, se proprio devo muovere un appunto a Google, trovo strana la lentezza con la quale si mette a frutto l’acquisizione di Motorola Mobility.
Siamo dunque alla guerra di tutti contro tutti e così come avviene sui campi di battaglia un fattore determinante potrebbe essere quello tempo: Apple è insidiata da Microsoft, il cui Surface però arriverà solo in autunno, periodo nel quale dovrebbe arrivare pure il Fire 2; nel frattempo invece sul mercato dovrebbe arrivare (da luglio) il Nexus di Google, motivo per cui quest’ultima azienda potrebbe approfittare del vantaggio per fare il pieno ai danni soprattutto di Amazon e di Microsoft. Nei riguardi della prima infatti è lecito chiedersi: perché attendere sino ad ottobre per un prodotto affine, ovvero low cost e che come dotazione tecnologica sicuramente non rappresenta lo stato dell’arte? Nei confronti della seconda invece la domanda da porsi è: perché pagare tanto per un tablet se poi anche il Nexus se la cava in quanto a produttività? E poi, se proprio devo spendere, non è forse meglio farlo per avere almeno il fascino della Mela?
Ognuno darà la sua risposta, la sfida intanto è aperta.

PS Per chi volesse approfondire ulteriormente la lettura rimando al relativo Storify.

Microsoft e Barnes & Noble: la strana alleanza

Barnes & Noble eReader Software Coming to iPad

Barnes & Noble eReader Software Coming to iPad di John Federico, su Flickr

La notizia dell’alleanza stipulata tra Microsoft e Barnes & Noble, con la prima azienda che investirà 300 milioni di dollari in una nuova sussidiaria appositamente creata dalla seconda e destinata ad operare nel mercato dell’editoria digitale (con una particolare attenzione, almeno stando al comunicato stampa congiunto, per quella scolastica) mi ha praticamente fatto sobbalzare dalla sedia per le probabili ripercussioni (peraltro non evidenziate dai giornali mainstream, sempre più occupati a fare da mera cassa di risonanza ai vari uffici stampa) che essa avrà nel sistema di alleanze attualmente in essere nel settore dell’editoria digitale.
Questo mercato, come noto, vede attualmente a livello globale la presenza di tre attori (Amazon, Apple e Google) che si spartiscono la maggior parte della torta: che Microsoft non intenda lasciar campo libero ai concorrenti è del tutto comprensibile (peraltro ricordo che il gigante di Redmond ancora nel lontano 2008, prima di Apple, sembrava sul punto di lanciare sul mercato il booklet Courier) così come è quasi automatico che essa abbia individuato in Barnes & Noble, che con il suo Nook sta facendo discrete cose, il partner ideale.
Allo stesso tempo però non sfuggono ad una più attenta analisi delle incongruenze talmente macroscopiche che mi hanno spinto a definire, come da titolo di questo post, questa alleanza “strana”.
La prima incongruenza deriva dal fatto che Microsoft, come risaputo, ha stipulato circa un anno fa un’accordo con Nokia a seguito del quale l’azienda finlandese ha abbandonato il proprio sistema operativo Symbian per sposare Windows Phone 7 e tentare di risalire la china nel decisivo settore degli smartphone; l’operazione non sta andando secondo le aspettative al punto che Nokia ha perso il primato di primo produttore mondiale di telefonia in favore di Samsung ed ha visto un deciso peggioramento dei suoi conti al punto che i rumour su un takeover da parte di Microsoft nei confronti di Nokia (o quanto meno di un consistente scambio azionario) si sono fatti insistenti. Personalmente trovo questa ipotesi più che plausibile dal momento che la società fondata da Bill Gates si ritrova in cassa parecchi quattrini e soprattutto l’attuale CEO, Steve Ballmer, non ha paura di spenderli (i tentativi di acquisizione di Yahoo! lo testimoniano ampiamente).
In questo senso l’investimento nella NewCo di B&N è a tutti gli effetti di poco conto (giusto per fare un paragone, i 300 milioni di dollari in ballo sono bruscolini in confronto ai 44,6 miliardi rifiutati nel 2008 da Jerry Yang) e rischia da un lato di non essere incisivo quanto basta e dall’altro di portare ad una duplicazione che ingenera solo confusione e sprechi. Un primo punto critico è quello del tablet: al Mobile World Congress Stephen Elop, CEO di Nokia, ha fatto intuire che la sua azienda prima o dopo produrrà una tavoletta che evidentemente avrà Windows Phone (o quello che sarà il suo successore) come sistema operativo. Mi chiedo a quale logica risponda ora l’accasarsi con Barnes & Noble, i cui device della famiglia Nook montano tutti SO Android.
E’ ipotizzabile che B&N stia preparando il terreno per l’abbandono di Android (tanto più ora che Google, passo dopo passo, si sta trasformando in un competitor su tutti i fronti)? Certamente sì, tutto è possibile, ma c’è da domandarsi come la prenderanno gli utenti di Barnes & Noble! Android oramai costituisce il più diffuso sistema operativo al mondo ed il suo ecosistema non ha più nulla da invidiare a quello di Apple; al contrario quello di Microsoft oltre a contare percentualmente davvero poco non esercita neppure alcun particolare appeal, motivo per cui le stime di molti analisti, che accreditano a Windows Phone da qui a pochi anni quote rilevanti del mercato, mi sembrano palesemente ottimistiche.
L’ultimo aspetto dell’accordo che non mi ispira fiducia è quel riferimento specifico all’editoria scolastica: perché focalizzarsi solo su quest’ultima? Mancano forse i mezzi per puntare sull’editoria tout court? Viste le aziende in campo non era lecito attendersi l’annuncio di un accordo di carattere generale e, in prospettiva, su scala globale?
In altri termini considerando come, ciascuna per motivi diversi, Microsoft, Barnes & Noble e Nokia svolgono un ruolo da comprimarie nei rispettivi mercati, credo sarebbe stato meglio cercare di rovesciare il tavolo giocandosi il tutto per tutto, vale a dire annunciando un’alleanza globale a tre nella quale Microsoft metteva il software, Nokia l’hardware e Barnes & Noble i contenuti. Solo così facendo queste tre aziende possono tentare di invertire quell’inerzia che altrimenti, a mio avviso, rischia di vederle nel medio – lungo periodo soccombenti. Fermo restando che non necessariamente l’unione fa la forza: spesso i numeri due restano i numeri due anche quando si uniscono.

Quale destino per RIM?

Blackberry, Egham UK

Blackberry, Egham UK di louisiana, su Flickr

Questo post, incentrato così com’è su questioni industriali e di merge & acquistion, potrebbe apparire per molti lettori fuori luogo pubblicato in questo blog. A mio avviso ovviamente non lo è e non solo perché nel mio piccolo sono sempre stato affascinato da quel che combinano le grandi aziende padrone del mercato globale e globalizzato, ma soprattutto perché sono profondamente convinto che una completa comprensione delle dinamiche che guidano l’evoluzione di interi settori quali l’editoria digitale (intesa qui in senso più che lato) così come quello che offre servizi di archiviazione / storage online sia impossibile se non si guarda alle mosse compiute più a monte da quelle aziende che hanno la capacità di influenzarne le sorti. (Giusto per fare un esempio, è impensabile contestualizzare l’evoluzione dell’e-book senza guardare a quanto fatto da Amazon negli ultimi 10 – 15 anni o da Google con il suo progetto Google Books e la relativa telenovela giudiziaria con l’Authors Guild statunitense).
Ebbene, entrando in media res, i rumors del giorno parlano di un forte interessamento dell’accoppiata Microsoft – Nokia, da qualche mese convolate a nozze per quanto riguarda il sistema operativo dei prossimi cellulari della casa finlandese (che saranno per l’appunto forniti dall’azienda di Seattle), per RIM (Research in Motion), produttrice dei celeberrimi telefonini intelligenti della famiglia BlackBerry che ultimamente però vedono la propria immagine sempre più appannata presso i consumatori di tutto il mondo. La notizia, così da sola, non dice molto, ma se aggiungiamo che altre indiscrezioni parlano di avances da parte di Amazon (oltre a contatti per accordi di partnership con Samsung ed HTC, con queste ultime che vogliono cautelarsi nell’evenienza in cui Android diventi un sistema operativo chiuso), si vede che a questa sorta di gara per accaparrarsi RIM non manca quasi nessuno (Google manca all’appello solo perché si è già sistemata con l’acquisto di Motorola Mobility in estate)!
La vicenda si fa interessante: chiaramente RIM fa gola a molti in virtù dei numerosi clienti business che potrebbe portare in dote e del prezzo relativamente modesto con il quale si potrebbe fare “la spesa” (i corsi azionari dell’azienda canadese sono ai minimi); sicuramente poi ai potenziali acquirenti si porrebbero problemi industriali: i nuovi prodotti lanciati sul mercato (PlayBook su tutti) non hanno trovato il favore dei consumatori e lo stesso sistema operativo rischia di rimanere schiacciato dal consolidamento in atto e che vede, in assenza di concorrenti, Android ed iOS recitare la parte del leone (avendo HP di fatto cestinato WebOS ed essendo Windows Mobile ancora sulla rampa di lancio).
Se la maggior parte degli osservatori focalizzano l’attenzione su questa sfida, dal mio punto di vista però è ancor più interessante notare come in profondità stiano avvenendo radicali mutamenti in player che, nati come “mediatori / venditori di contenuti” (leggasi Amazon e Google), stanno gradualmente ampliando i propri interessi non solo (ed è in fondo nell’ordine delle cose) all’infrastruttura che veicola tali contenuti (che diviene base per nuovi servizi e talvolta rendendola disponibile a terzi) così come agli strumenti attraverso i quali essi vengono fruiti. Il rimescolamento dei ruoli è così profondo che oramai non suona più strano porsi domande quali: “a quando lo smartphone di Amazon”? “a quando il tablet di Google (per inciso, si parla dell’estate prossima…)”?
Riassumendo è in atto un riposizionamento strategico di questi big player, riposizionamento che vede il settore editoriale ricoprire un ruolo di primo piano, a riprova di come lo tsunami digitale stia per travolgere questo settore trasformandolo radicalmente. Le mosse sopra descritte suggeriscono che in un futuro sempre più vicino qualsiasi fruizione di contenuti digitali sarà accompagnata dalla relativa capacità di archiviazione online, motivo per cui la nostra diverrà sempre più una esistenza digitale. Se le prospettive sono queste superfluo aggiungere che a godere di una sorta di “vantaggio competitivo” sono quelle aziende dotate di una imponente infrastruttura cloud: Amazon, Google, Apple.