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iNotebook, a cavallo tra carta e digitale

Di norma quando pensiamo alla scrittura su tablet la nostra mente corre veloce al pennino con il quale “scriviamo”, a mano libera, direttamente sulla superficie della tavoletta.
Da Targus arriva in commercio l’iNotebook, un prodotto decisamente interessante che qui descrivo velocemente non perché io abbia chissà quali finalità promozionali ma molto più semplicemente perché esso rappresenta un interessante punto di congiunzione tra mondo analogico e digitale e potrebbe, se sviluppato nella giusta direzione, togliere alcuni grattacapi che assillano gli archivisti in questi ultimi tempi (ma facendogliene venire di nuovi!).
Ma come funziona l’iNotebook? Come si intuisce dal video postato qui sopra il funzionamento è alquanto semplice: mentre scriviamo sulla nostra agenda (di carta comune) con una speciale penna ad inchiostro con incorporato un sensore, una barra (la si vede chiaramente sul lato superiore) cattura i segnali provenienti via infrarossi dalla penna e li ritrasmette automaticamente via Bluetooth all’iPad. Il risultato è dunque stupefacente: nel momento stesso in cui scriviamo sull’agenda sullo schermo del nostro tablet compare, quasi per magia, il testo. Una volta finito di scrivere possiamo passare a lavorare direttamente sul tablet (la penna si trasforma in stilo), dove possiamo evidenziare il testo, sottolinearlo, impostare sfondi, etc. ed ovviamente inviare il tutto via posta elettronica oppure salvarlo sulla nuvola attraverso servizi quali l’immancabile Dropbox oppure AirPlay.
E se per caso non abbiamo il nostro iPad a portata di mano nessuna paura: il sensore posto sull’agenda può immagazzinare fino a 100 pagine, le quali saranno poi inviate al tablet alla prima sincronizzazione utile!
Un sistema siffatto presenta dunque degli innegabili vantaggi: in primo luogo si gode di tutta la libertà della scrittura a mano libera ma con il vantaggio di ritrovarsi tutto il lavoro pure in digitale e di poterlo qui proseguire e condurre a termine; in secondo luogo si aprono interessanti prospettive in fatto di firma grafometrica ed è su questo che voglio soffermarmi un istante.
Targus non dice se vengono memorizzate anche le caratteristiche biometriche della nostra scrittura (=> della nostra firma) quali ductus, pressione, inclinazione, etc. ma la sensazione netta è di no: l’iNotebook non è stato ideato per fungere da dispositivo di firma (se così fosse stato si sarebbe fatto ricorso ad una trasmissione da agenda a tablet crittografata e non sfruttando un “banale” segnale Bluetooth così come ci dovrebbe essere una banca dati per contenere in sicurezza tutti i dati biometrici).
Assodato dunque che iNotebook non è stato concepito per sottoscrivere digitalmente i documenti, va riconosciuto che un siffatto sistema, adeguatamente sviluppato, potrebbe presentare delle caratteristiche interessanti: se mai un giorno infatti sarà prevista la memorizzazione dei dati biometrici, nel momento in cui andremo a redigere, che so, un testamento olografo o una compravendita tra privati, ci troveremo in possesso dell’originale cartaceo e contemporaneamente del corrispettivo documento nativo digitale (nel senso che non è frutto di un’operazione di digitalizzazione e/o scannerizzazione) entrambi debitamente sottoscritti! Inutile dire che dal punto di vista conservativo il lavoro dell’archivista ne trarrebbe nel contempo giovamento così come vedrebbe insorgere nuove problematicità: giusto per sollevarne alcune, la presenza di un documento su carta e di uno sul tablet può indurci a parlare di originale in duplice copia? Quale dei due conserviamo come buono? L’analogico, il digitale od entrambi (con annessa duplicazione degli sforzi e dei costi ma pure con qualche certezza in più, stante le rodate metodologie di conservazione esistenti per i documenti cartacei a fronte dei mille dubbi che avvolgono la conservazione dei documenti digitali)?
Insomma, tanti pro ma anche tanti contro, non c’è che dire! Possiamo comunque stare tranquilli. Si tratta solo di ipotesi e, così com’è ora, l’iNotebook è un prodotto di nicchia: infatti, a prescindere dal fatto che ad oggi è pensato esclusivamente per l’iPad di Apple, ha anche un costo non indifferente sia di acquisizione (179,99 dollari) che di mantenimento (una penna nuova costa 49,99 dollari ed una ricarica 7,99; relativamente economica solo la carta, costando un’agenda originale 4,99 dollari…). Decisamente non per tutte le tasche!

Arriva Microsoft Surface: cosa cambia nell’arena dei tablet

Microsoft Surface

Microsoft Surface (Copyright Microsoft)

Una cosa è certa: con la presentazione di Surface, primo tablet con il proprio marchio, Microsoft ha compiuto un’operazione di marketing all’altezza dell’acerrima rivale Apple, riprendendosi la ribalta mediatica dopo un lungo periodo di appannamento.
Per giorni infatti si è discusso a suon di indiscrezioni su cosa sarebbe stato presentato in quel di Los Angeles: chi diceva una tavoletta frutto della collaborazione con Barnes & Noble capace di interagire in streaming con l’Xbox (ipotesi improbabile considerando la smentita di B&N, che non sembrava d’ufficio, e come l’accordo tra le due società risalga ad appena qualche mese fa), chi un tablet ma frutto al contrario dell’accordo con Nokia (io personalmente propendevo per questa ipotesi), chi un ereader puro (sempre in collaborazione con B&N, ma anche in questo caso ho sin da subito trovato l’indiscrezione poco plausibile: poco tempo a disposizione per lo sviluppo… e poi al Nook che fine facevamo fare?) e chi infine l’annuncio di una qualche acquisizione a suon di miliardi di dollari (si era parlato di Yammer, effettivamente acquistata). Tutti comunque, avevano individuato grossomodo l’oggetto dell’annuncio: un device fisico connesso in qualche modo al nuovo sistema operativo Windows 8 / RT.
Ma al di là dei rumor dei siti specializzati, dei bagliori dei flash e del colori sgargianti del nuovo device, quale sarà l’impatto di Surface sull’arena dei tablet? Secondo Stan Shih, fondatore di Acer, il nuovo tablet dell’azienda di Seattle servirebbe soprattutto per “spronare” gli altri produttori ad adottare il nuovo sistema operativo di Windows; d’altronde, ragionano sempre nella casa taiwanese, chi lo fa fare a Microsoft di gettarsi nel settore dell’hardware con i suoi bassi margini?
Personalmente reputo questa spiegazione poco credibile e tesa soprattutto a sminuire la portata dello schiaffo subito: Acer, e con essa tutti i produttori che da anni adottano software Microsoft, sono rimasti spiazzati dal comportamento dell’azienda diretta da Steve Ballmer. Appartengo infatti a quella “scuola di pensiero” che ritiene la mossa di Microsoft di tipo strategico e destinata ad avere ripercussioni di grossa portata (perlomeno sulla conduzione del business da parte dell’azienda): in altri termini a Seattle, visto il pericolo sempre più concreto di vedersi tagliati fuori dall’universo dei dispositivi mobili, sono stati costretti ad adeguarsi a quanto fatto dai principali e più temibili competitor (Amazon, Google, Apple) i quali hanno percorso con decisione la strada di dispositivi brandizzati con SO fatto in house (iOS od Android) o quanto meno altamente personalizzato (come Amazon).
La mossa di Microsoft, dunque, è stata obbligata e, bisogna riconoscere, Ballmer non si è tirato indietro, presentando un prodotto che sfida direttamente (per specifiche tecniche e fascia di prezzo) l’iPad di Apple: Surface infatti nelle due versioni Windows 8 ed RT monta processori che sono il top della gamma rispettivamente di Nvidia (dovrebbe essere il Tegra) e di Intel (con l’Ivy Bridge), ha dimensioni e pesi grosso modo assimilabili alla tavoletta made in Cupertino e display in alta definizione. Al di là dei dettagli tecnologici, anch’essi comunque indicativi, a mio parere il tratto distintivo di Surface è la particolare attenzione per la dimensione di produttività (come si evince dalla possibilità di scrivere a mano libera con una risoluzione di 600 dpi – con digital ink, tecnologia da anni nel cassetto di Microsoft – e dall’interessantissima cover / tastiera), strizzando così un occhio ad aziende e pubbliche amministrazioni ovvero proprio a coloro che devono ancora effettuare il loro passaggio al mobile e che erano in attesa di un prodotto compatibile con gli esistenti “parchi macchine”.
Se la mossa di Microsoft è dunque di quelle destinate a lasciare il segno, non meno interessante sarà vedere come reagiranno i vari protagonisti del panorama high-tech mondiale.
Iniziamo da quelli che si trovano nelle posizioni più critiche (tra i quali metto tutti i vari produttori “puri” di hardware): Acer, Lenovo, HP (che ha letteralmente gettato il suo WebOS frutto dell’acquisizione di Palm!), Dell, etc. si trovano nella difficile situazione di essere costretti ad adottare il sistema operativo fornito da chi nel contempo gli fa anche la concorrenza come produttore (ovvero Microsoft, che peraltro si fa pure pagare, ed a breve Google).
Ci sono poi i due malati cronici: 1) RIM, che pur avrebbe il suo SO Blackberry 10, si trova in acque agitate ed ha appena annunciato il licenziamento di 6mila dipendenti nell’estremo tentativo di tagliare i costi: purtroppo dati di vendite e quote di mercato non consentono particolari ottimismi al punto che si riaffaccia prepotentemente, a mio avviso, l’eventualità di un’acquisizione (Amazon?) 2) Nokia, i cui destini sono altrettanto incerti, ha licenziato 10mila dipendenti, chiuso fabbriche e si vocifera dovrebbe persino realizzare smartphone low-cost basati su Android: evidentemente l’accordo con Microsoft non sta dando i frutti sperati ed in effetti lascia perplessi che Surface non sia esito di questo deal (come anzidetto ero tra chi propendeva per questa ipotesi) né d’altro canto è accettabile che l’unico risultato pratico (oltre alla presenza di Windows Phone sui Lumia) sia l’uso delle mappe di Nokia al posto di quelle di Bing a bordo dei paventati telefonini intelligenti marchiati Microsoft!
Ancora più interessanti, però, saranno le contromosse dei veri sfidanti di Microsft: Apple, Amazon e Google.
Apple ha già sparato il suo colpo con il Nuovo iPad, quindi non ha altri proiettili in canna da usare nell’immediato; molti analisti comunque continuano a prospettare la realizzazione di una versione con display di dimensioni ridotte ed effettivamente sono possibilista sulla cosa, avendo essa una sua logica in termini di differenziazione di prezzo (un entry-level più basso) e di prodotto, inserendosi in un segmento di mercato altrimenti regalato a Samsung. Insomma non sono tra coloro che ritengono impossibile che un giorno potremo vedere un Mini iPad per il semplice fatto che Steve Jobs aveva a suo tempo proferito il suo niet!
Decisamente più articolate e da scandire con oculatezza nei mesi a venire le manovre in casa Amazon: l’azienda di Seattle deve infatti da un lato “coccolare” il mercato USA, dall’altro non deve trascurare quello europeo. Negli Stati Uniti infatti dopo l’exploit natalizio il mercato si è raffreddato; è pertanto previsto per ottobre l’arrivo del Kindle Fire 2 con una dotazione hardware e software aggiornata (con quale Android? Ice Cream Sandwich o Jelly Bean?). Contestualmente, come già avvenuto con altri prodotti, il prezzo del “vecchio” Fire dovrebbe scendere preservando l’appetibilità di questo tablet. E l’Europa? L’annuncio, di qualche giorno fa, che gli sviluppatori possono iniziare a lavorare su applicazioni per il Vecchio Continente da distribuire entro l’estate, può indicare che l’arrivo del Fire sia, dopo mesi di annunci e smentite, veramente prossimo. A questo punto dell’anno è però auspicabile che il Fire “europeo” possa aver beneficiato di qualche sostanzioso upgrade, necessario per un prodotto non al top della gamma nemmeno al momento della presentazione; non penso che i consumatori europei siano esaltati dall’idea di trovarsi tra le mani un device vecchiotto o quanto meno di serie B rispetto a quello che i cittadini d’Oltreoceano avranno a disposizione tra appena qualche mese!
Last but not least c’è Google. Dopo mesi di annunci e di indiscrezioni sembra essere arrivata la volta buona: durante l’annuale incontro I/O al Moscone Center di San Francisco (in programma dal 27 al 29 giugno prossimi) l’azienda di Mountain View dovrebbe, tra le tante cose, svelare il Nexus Tablet (a doppio marchio Google ed Asus) il quale, ormai è altrettanto certo, avrà un display da 7 pollici, sistema operativo Android Jelly Bean e prezzo di 199 dollari. Se tali caratteristiche fanno (legittimamente) ipotizzare che lo sfidante principale sia proprio il Kindle Fire, personalmente ritengo che nessuno competitor possa dormire sonni tranquilli: a) con la recente Books App (relativa a Google Books) si è compiuto un ulteriore deciso passo nel mercato di quegli ebook “riserva di caccia”, finora, di Amazon ed Apple; b) Google Docs oramai è una diffusissima suite di produttività sulla nuvola, tale da impensierire Office di Microsoft c) Drive fornisce il necessario spazio di storage, senz’altro alternativo ai sistemi dei rivali d) su Google Play si trovano applicazioni di ogni genere, da quelle utili alla produttività a quelle ludiche, e che nulla hanno da temere rispetto a quelle del celeberrimo Apple Store. Insomma una politica di sviluppo a 360 gradi che non ha praticamente lasciato nulla al caso; semmai, se proprio devo muovere un appunto a Google, trovo strana la lentezza con la quale si mette a frutto l’acquisizione di Motorola Mobility.
Siamo dunque alla guerra di tutti contro tutti e così come avviene sui campi di battaglia un fattore determinante potrebbe essere quello tempo: Apple è insidiata da Microsoft, il cui Surface però arriverà solo in autunno, periodo nel quale dovrebbe arrivare pure il Fire 2; nel frattempo invece sul mercato dovrebbe arrivare (da luglio) il Nexus di Google, motivo per cui quest’ultima azienda potrebbe approfittare del vantaggio per fare il pieno ai danni soprattutto di Amazon e di Microsoft. Nei riguardi della prima infatti è lecito chiedersi: perché attendere sino ad ottobre per un prodotto affine, ovvero low cost e che come dotazione tecnologica sicuramente non rappresenta lo stato dell’arte? Nei confronti della seconda invece la domanda da porsi è: perché pagare tanto per un tablet se poi anche il Nexus se la cava in quanto a produttività? E poi, se proprio devo spendere, non è forse meglio farlo per avere almeno il fascino della Mela?
Ognuno darà la sua risposta, la sfida intanto è aperta.

PS Per chi volesse approfondire ulteriormente la lettura rimando al relativo Storify.

Microsoft e Barnes & Noble: la strana alleanza

Barnes & Noble eReader Software Coming to iPad

Barnes & Noble eReader Software Coming to iPad di John Federico, su Flickr

La notizia dell’alleanza stipulata tra Microsoft e Barnes & Noble, con la prima azienda che investirà 300 milioni di dollari in una nuova sussidiaria appositamente creata dalla seconda e destinata ad operare nel mercato dell’editoria digitale (con una particolare attenzione, almeno stando al comunicato stampa congiunto, per quella scolastica) mi ha praticamente fatto sobbalzare dalla sedia per le probabili ripercussioni (peraltro non evidenziate dai giornali mainstream, sempre più occupati a fare da mera cassa di risonanza ai vari uffici stampa) che essa avrà nel sistema di alleanze attualmente in essere nel settore dell’editoria digitale.
Questo mercato, come noto, vede attualmente a livello globale la presenza di tre attori (Amazon, Apple e Google) che si spartiscono la maggior parte della torta: che Microsoft non intenda lasciar campo libero ai concorrenti è del tutto comprensibile (peraltro ricordo che il gigante di Redmond ancora nel lontano 2008, prima di Apple, sembrava sul punto di lanciare sul mercato il booklet Courier) così come è quasi automatico che essa abbia individuato in Barnes & Noble, che con il suo Nook sta facendo discrete cose, il partner ideale.
Allo stesso tempo però non sfuggono ad una più attenta analisi delle incongruenze talmente macroscopiche che mi hanno spinto a definire, come da titolo di questo post, questa alleanza “strana”.
La prima incongruenza deriva dal fatto che Microsoft, come risaputo, ha stipulato circa un anno fa un’accordo con Nokia a seguito del quale l’azienda finlandese ha abbandonato il proprio sistema operativo Symbian per sposare Windows Phone 7 e tentare di risalire la china nel decisivo settore degli smartphone; l’operazione non sta andando secondo le aspettative al punto che Nokia ha perso il primato di primo produttore mondiale di telefonia in favore di Samsung ed ha visto un deciso peggioramento dei suoi conti al punto che i rumour su un takeover da parte di Microsoft nei confronti di Nokia (o quanto meno di un consistente scambio azionario) si sono fatti insistenti. Personalmente trovo questa ipotesi più che plausibile dal momento che la società fondata da Bill Gates si ritrova in cassa parecchi quattrini e soprattutto l’attuale CEO, Steve Ballmer, non ha paura di spenderli (i tentativi di acquisizione di Yahoo! lo testimoniano ampiamente).
In questo senso l’investimento nella NewCo di B&N è a tutti gli effetti di poco conto (giusto per fare un paragone, i 300 milioni di dollari in ballo sono bruscolini in confronto ai 44,6 miliardi rifiutati nel 2008 da Jerry Yang) e rischia da un lato di non essere incisivo quanto basta e dall’altro di portare ad una duplicazione che ingenera solo confusione e sprechi. Un primo punto critico è quello del tablet: al Mobile World Congress Stephen Elop, CEO di Nokia, ha fatto intuire che la sua azienda prima o dopo produrrà una tavoletta che evidentemente avrà Windows Phone (o quello che sarà il suo successore) come sistema operativo. Mi chiedo a quale logica risponda ora l’accasarsi con Barnes & Noble, i cui device della famiglia Nook montano tutti SO Android.
E’ ipotizzabile che B&N stia preparando il terreno per l’abbandono di Android (tanto più ora che Google, passo dopo passo, si sta trasformando in un competitor su tutti i fronti)? Certamente sì, tutto è possibile, ma c’è da domandarsi come la prenderanno gli utenti di Barnes & Noble! Android oramai costituisce il più diffuso sistema operativo al mondo ed il suo ecosistema non ha più nulla da invidiare a quello di Apple; al contrario quello di Microsoft oltre a contare percentualmente davvero poco non esercita neppure alcun particolare appeal, motivo per cui le stime di molti analisti, che accreditano a Windows Phone da qui a pochi anni quote rilevanti del mercato, mi sembrano palesemente ottimistiche.
L’ultimo aspetto dell’accordo che non mi ispira fiducia è quel riferimento specifico all’editoria scolastica: perché focalizzarsi solo su quest’ultima? Mancano forse i mezzi per puntare sull’editoria tout court? Viste le aziende in campo non era lecito attendersi l’annuncio di un accordo di carattere generale e, in prospettiva, su scala globale?
In altri termini considerando come, ciascuna per motivi diversi, Microsoft, Barnes & Noble e Nokia svolgono un ruolo da comprimarie nei rispettivi mercati, credo sarebbe stato meglio cercare di rovesciare il tavolo giocandosi il tutto per tutto, vale a dire annunciando un’alleanza globale a tre nella quale Microsoft metteva il software, Nokia l’hardware e Barnes & Noble i contenuti. Solo così facendo queste tre aziende possono tentare di invertire quell’inerzia che altrimenti, a mio avviso, rischia di vederle nel medio – lungo periodo soccombenti. Fermo restando che non necessariamente l’unione fa la forza: spesso i numeri due restano i numeri due anche quando si uniscono.

Jeff Bezos e la scommessa dell’ereader

Bezos_Amazon_Kindle

Bezos_Amazon_Kindle di sam_churchill, su Flickr

Amazon decisamente al centro delle cronache in questi ultimi giorni! Se una notizia sarà giunta sicuramente alle orecchie della maggior parte di voi in quanto riguarda direttamente l’Italia, ovvero l’avvio delle consegne del Kindle Touch 3G con una settimana d’anticipio rispetto a quanto inizialmente comunicato, l’altra forse no avendo ricevuto minor attenzione da parte dei media nostrani: Jeff Bezos, CEO dell’azienda di Seattle, ha congelato per il terzo anno consecutivo il suo stipendio ad 81.840 dollari (benefit, premi e compensazioni varie esclusi). Il motivo di tanta austerità è presto detto: la sfida all’iPad è incentrata soprattutto sul prezzo altamente competitivo del Fire e tale politica aggressiva deve continuare. Bezos vuole pertanto comunicare, all’interno ed all’esterno dell’azienda, con quanta determinazione egli intenda continuare la battaglia.
Al di là del significato simbolico, il gesto fa però a mio avviso trasparire come a Seattle si sia consapevoli che i margini di guadagno sono ristretti e bisogna tirare la cinghia! Il capo, in sostanza, non fa altro che dare il buon esempio. Del resto più volte ho evidenziato la pericolosità di una siffatta politica dei prezzi: sinora la sfida è stata vincente in quanto i volumi di vendita decisamente elevati (a proposito Jorrit Van der Meulen, vice presidente e responsabile per l’Europa di Amazon, nel comunicato stampa di ieri ha tenuto a rimarcare come la risposta del Vecchio Continente al Kindle Touch 3G sia stata superiore alle aspettative ma come da prassi non ha diffuso cifre precise), favoriti dal fatto che i principali rivali (famiglia Samsung Galaxy ed iPad) hanno un costo nettamente superiore.
Se questo è il quadro, c’è da chiedersi cosa accadrà nel momento in cui arriverà il tablet di Google, il Nexus, soprattutto se verrà confermato il prezzo di appena 150 dollari con cui si dice potrebbe presentarsi sul mercato! Inutile dire che la pressione su Amazon sarebbe notevolissima e difficile dire se l’azienda di Jeff Bezos abbia spazi di manovra per poter rilanciare nuovamente al ribasso. Non serve essere un laureato in economia per rendersi conto che in caso di risposta negativa la duplice combinazione di a) margini di guadagno per pezzo ridotti e b) volumi di vendita in calo, potrebbe avere pessime conseguenze sui conti aziendali.
Insomma, la battaglia si preannuncia aspra e sul campo potrebbero rimanere morti e feriti.

Natale col botto per tablet ed e-reader, ma il 2012 cosa ci riserva?

Kindle Fire, Full Color 7″ Multi-touch Display, Wi-Fi

Kindle Fire, Full Color 7″ Multi-touch Display, Wi-Fi di aric123, su Flickr

A quanto pare Babbo Natale ha portato sotto l’albero moltissimi tablet così come parecchi e-reader! Già, perché a leggere qua e là su vari blog specializzati sembra proprio che le vendite di questi sempre più diffusi dispositivi siano andate a gonfie vele; i dati sinora diffusi non sono ancora definitivi ma permettono ugualmente di fare alcune considerazioni nonché di azzardare delle previsioni per il futuro e soprattutto di precisare con maggior dettaglio quanto in precedenti post ho potuto solo abbozzare.
Le notizie sono sostanzialmente due: 1) nel settore dei tablet l’iPad Apple mantiene la sua leadership di mercato ma ha trovato un degno concorrente nel Kindle Fire di Amazon (l’azienda di Seattle ha comunicato di aver venduto a dicembre 1 milione di dispositivi della famiglia Kindle a settimana, con il Fire a recitare la parte del leone); 2) non solo Amazon ed Apple sorridono: le vendite di e-reader in generale sono andate bene, favorite dai prezzi molto bassi (ormai negli USA è la norma trovarne nelle grandi catene sotto la quota simbolica dei 100 dollari).
Archiviato dunque il Natale in modo soddisfacente pressoché per tutti, interessante ora vedere un po’ quali sono gli scenari futuri(bili). Sono convinto che la variabile decisiva sarà sicuramente quella relativa alle scelte tecnologiche effettuate ai diversi livelli dai vari “operatori”.

QUALE SISTEMA OPERATIVO

Sul fatto che Android sarà quello dominante ormai non vi è più alcun dubbio; il suo Market si sta arricchendo sempre più di app ed a breve non ci saranno più sensibili differenze con l’offerta dell’AppStore della Apple. Ciò nonostante non è tutto oro quel che luccica: Amazon ad esempio ha troppo “blindato” il suo Kindle Fire cercando di tenere tutto “in casa” e limitando l’accesso a molte delle applicazioni disponibili: così succede che (a meno che uno non si metta a smanettare – Android in questo è magnifico e chi è capace ed ha voglia di farlo può veramente divertirsi – rootando il dispositivo od installando manualmente i file APK) io, aficionado di Dropbox, non posso caricare i miei e-book su quest’ultima nuvola essendo vincolato a quella messa a disposizione da Amazon stessa (ma solo per quei libri, film, etc. acquistati sul sito Amazon!!!). Pur con tutte queste limitazioni la scelta di adottare il sistema operativo promosso da Google da parte dell’azienda di Jeff Bezos è già un passo in avanti, considerando come quest’ultima, giusto per restare in tema di libri elettronici, ancora si arrocchi sul formato Mobipocket! Molto più aperta su questo fronte si è dimostrata Barnes & Noble, il cui Nook Color 2 è stato l’altro best seller di questo Natale 2011, grazie anche ad un prezzo di vendita che lo rende assai appetibile, fattore che lo accomuna al rivale Kindle Fire! A riguardo onestamente mi chiedo se una politica dei prezzi così aggressiva sia sostenibile nel lungo periodo, essendo i margini di guadagno giocoforza ridotti all’osso! Ma il principale fattore di incertezza riguarda proprio il sistema operativo Android: nel momento in cui Google scenderà in prima persona nell’arena dei tablet verrà garantito l’accesso pieno al codice sorgente a quelli che da un momento all’altro si trasformeranno in competitor? Verranno imposte fee (ricordo che Google stessa “gira” somme non indifferenti alle varie Microsoft, Nokia, HP, RIM, etc. per brevetti usati in Android) tali da rendere questo SO non più conveniente? E se sì, come penseranno queste aziende di ovviare al problema? Realizzando in casa un sistema operativo ex novo oppure riesumando WebOS, recentemente scaricato da HP che lo ha reso open source, oppure ancora ritornando dalla cara vecchia Microsoft (che presto o tardi, pena il declino, dovrà entrare in grande stile nel segmento dei dispositivi mobili)?

LE MOSSE DI GOOGLE

Quali sorprese ci riserverà nel 2012 l’azienda di Mountain View? Per quanto ora ci riguarda la novità più rilevante dovrebbe essere, quale naturale frutto dell’acquisizione di Motorola, la commercializzazione di un tablet di BigG. C’è da scommettere che in esso saranno presenti tutti quei servizi sviluppati pazientemente nel corso degli anni: GMail, Google Maps / Navigator, la suite di produttività online Google Docs senza dimenticare Google Libri / Google eBookstore (nei quali è confluito il tanto discusso progetto Google Books Library Project), la vetrina di giornali Google News, la “classica” funzione di search e via discorrendo! In pratica, grazie alla possibilità di connetterci in mobilità ed alla potenza della nuvola Google, moltissimi dei servizi citati, che usiamo quotidianamente seppur in modo non integrato, verrebbero a trovarsi quasi per magia in un’unica piattaforma pensata appositamente! Idea molto affascinante ma che nel contempo lascia perplessi per i seri rischi di “effetto lock-in”. Nemmeno per Google poi son tutte rose e fiori: la decisione di scendere in prima persona nell’agone dei device mobili potrebbe avere indesiderati risvolti negativi; all’annuncio dell’acquisizione di Motorola i grandi utilizzatori di Android asiatici hanno storto il naso (la stessa reazione degli editori quando Amazon ha lanciato il suo programma rivolto agli autori) al punto che hanno iniziato a cautelarsi cercando le possibili alternative ed iniziando a diversificare la gamma dei SO usati. Insomma l’eccessivo protagonismo potrebbe aiutare la concorrenza! Ulteriore nodo da risolvere, per finire, il destino del progetto Chromium: in base a quanto fatto finora, e soprattutto agli ottimi risultati ottenuti, è naturale pensare che continui ad essere Android (giunto alla sua versione 4.0 Ice cream Sandwich) il SO operativo imbarcato sui “GTablet”, motivo per cui Chromium potrebbe venir cancellato o quanto meno fatto confluire in Android stesso.

LE MOSSE DI APPLE

Per l’azienda di Cupertino la sfida del 2012 è quella di gestire il vantaggio che già si detiene e di rintuzzare gli attacchi dei competitor. Il primo punto sarà risolto lanciando la terza versione del celeberrimo iPad, per il secondo il discorso si fa più articolato. Considerando che l’iPod ormai non tira più come una volta, molti ipotizzano che pur di non lasciare scoperta la fascia di prezzo presidiata dal famoso lettore MP3, l’azienda della Mela stia considerando di produrre anch’essa un tablet low cost che fronteggi il Kindle Fire ed il Nook Color 2. Conoscendo Apple, che raramente rinuncia alle prestazioni (così come ai margini di guadagno), ritengo che la strada che verrà seguita per mantenere entro livelli accettabili il prezzo sarà quella di limitare le dimensioni complessive del dispositivo: non mi sorprenderebbe se nel prossimo anno vedesse la luce qualcosa di affine al Samsung Galaxy Note.

LE MOSSE DEGLI ALTRI

Con il citato Galaxy Note arriviamo a parlare di quelli che sono stati i grandi sconfitti del Natale 2011 (anni fa ci saremmo tutti messi a ridere alla sola idea che i dispositivi più venduti potessero essere marchiati Amazon o Barnes & Noble!). Tutti hanno i loro bei problemi: Samsung ha già sparato la sua cartuccia (fuori bersaglio) con il Galaxy Tab ma il suddetto Note le ha aperto un’interessante nicchia di mercato che è bene sfrutti a dovere prima dell’arrivo della concorrenza e soprattutto deve capire se continuare a “fidarsi” di Google e del suo Android. Anche Nokia mi attendo che batta un colpo nel settore delle tavolette: l’alleanza con Microsoft non può partorire la sola famiglia di telefonini intelligenti Lumia e d’altro canto credo che l’azienda di Redmond spinga per avere un tablet che funga da “vetrina” per il suo Windows Phone 7.5 (Mango). Di HP onestamente non so che dire: dopo aver acquisito Palm, pensato di abbandonare la divisione PC, svenduto il proprio TouchPad, scaricato WebOS, il management non ha ancora deciso “che fare da grande”! L’unica cosa che mi sento di suggerire è che si diano una mossa perché un anno di immobilità significherebbe perdere il contatto con le aziende di punta… a meno che non stiano pensando di tornare di nuovo sul mercato (che sarebbe davvero un non-senso, avendo due anni fa sborsato fior di quattrini per Palm senza poi farsene nulla!) magari puntando a RIM, che come già scritto fa gola a parecchi!

LA SCOMMESSA SUGLI E-READER

Come ricordato all’inizio di questo lungo post, a dicembre sono andate bene anche le vendite di e-reader; per capire ciò che sta dietro a questo risultato apparentemente inatteso possono tornare utili alcuni dati diffusi da Gartner. Questa importante società di analisi sottolinea come i margini di crescita sono ancora elevati soprattutto in Europa occidentale e nella regione Asia / Pacifico in particolare per quel segmento di e-reader avanzati (dotati di connettività, schermo tattile) che possono svolgere, per utenti non esigenti e pronti a qualche rinuncia in quanto a dotazioni tecnologiche, funzioni avvicinabili a quelle dei tablet ma ad un prezzo nettamente inferiore. Gartner non nasconde l’esistenza del rischio cannibalizzazione ma sottolinea come puntando su fattori quali il prezzo e l’esistenza di una nicchia di lettori forti un futuro “autonomo” sia ancora possibile, al punto che colossi del calibro di Dell ed HP (sovvenzionati in questo dai content provider) stanno valutando di entrare in questo mercato dominato da Amazon, Barnes & Noble e Sony, affiancate da una pletora di produttori relativamente più piccoli.

CONCLUSIONI

Nel 2012 assisteremo dunque ad un boom di coloro che attraverso i propri dispositivi nuovi fiammanti scriveranno mail, lavoreranno, leggeranno libri e giornali, guarderanno film, “socializzeranno” e via dicendo. Tablet ed e-reader insomma saranno tra noi e diventeranno un oggetto con il quale avremo particolare familiarità.
Se per i consumatori sarà dunque l’anno della definitiva consacrazione (tanto più che per la prima volta ci sarà una reale possibilità di scelta tra diversi modelli in base alle specifiche esigenze), per i produttori sarà quello delle scelte strategiche: di sistema operativo, di target di consumatori, di prodotto (tablet e/o e-reader).
Da queste scelte deriveranno i dispositivi che ci troveremo tra le mani nel prossimo futuro e sulle caratteristiche dei quali mi arrischio in alcune previsioni. Chiariamo innanzi tutto che personalmente continuo a ritenere che non assisteremo a nessuna cannibalizzazione bensì ad una lenta ma inesorabile convergenza tra tavolette e lettori per libri elettronici. Se, come abbiamo visto, la connettività ed il touchscreen sono già due caratteristiche acquisite, il prossimo step sarà uno schermo a colori adatto sia alla fruizione di video che alla lettura di e-book (un buon esempio in questa direzione è il Mirasol). Caduto il gap imposto dallo schermo a colori e risolto il problema dell’autonomia delle batterie (Qualcomm sostiene essere i consumi energetici del Mirasol estremamente bassi) la completa fusione tra queste due classi di dispositivi potrà dirsi compiuta; a quel punto starà ai produttori segmentare il mercato producendo device di fascia medio – alta o per contro medio – bassa. Dal momento che una “dotazione minima” sarà sempre garantita il fattore che farà realmente la differenza credo sarà il form factor e non solo per l’impatto diretto che questo ha sui costi finali di produzione, ma anche perché a parità di caratteristiche tecniche sarà il consumatore a decidere se preferisce avere un dispositivo realmente tascabile (tipo Galaxy Note per intenderci) oppure qualcosa di più performante ma nel contempo ingombrante (diciamo un iPad). Insomma, per chiudere con uno slogan, “potere al consumatore”!

PS Come spesso faccio, ho pensato di realizzare la versione (con leggeri adattamenti) su Storify di questo post, fornita di tutti i rimandi (per chi volesse approfondire l’argomento e verificare le fonti) ai vari siti che mi sono stati di spunto e stimolo nella sua redazione

Amazon Kindle Fire: le prime impressioni

La rivoluzione del kindle fire è nel prezzo

La rivoluzione del kindle fire è nel prezzo; foto paz.ca

Dopo averci scritto a riguardo ripetute volte, in questo blog così come in altri siti e liste di discussione più o meno amici, non posso esimermi dal dire la mia sull’atteso nuovo prodotto di Amazon, il Kindle Fire. Ok, una valutazione migliore di questo nuovo dispositivo potrà essere fatta solo dopo averlo toccato con mano, ma sin da ora alcune considerazioni si possono fare.
La prima cosa che mi vien da sottolineare, rappresentando il miglior biglietto da visita in assoluto, è il prezzo: 199 $ (145 € circa) sono davvero pochi e diciamocelo, Jeff Bezos con questa mossa ha spiazzato tutti (il sottoscritto incluso, avendo non più di una settimana fa ipotizzato una collocazione sul mercato attorno ai 270 $, corrispondenti a circa 200 €). Un simile risultato lo si è potuto conseguire ovviamente sacrificando alcune caratteristiche / dotazioni; vediamo dunque come si presenta il nuovo nato:
1) connettività: c’è solo quella via Wi-Fi e non la 3G e se all’estero la cosa non rappresenta una limitazione in Italia, dove gli hotspot nonostante la parziale recente “liberalizzazione” sono ancora pochi, lo è eccome.
2) memoria interna: è di appena 8 Giga in quanto Amazon mette liberamente a disposizione i propri “archivi sulla nuvola” (ma, attenzione, solo per quei contenuti provenienti da Amazon stessa!); in pratica con due o tre film, qualche centinaio di ebook ed il solito congruo numero di app si arriva al limite.
3) caratteristiche tecniche e dotazioni: il processore dual core dovrebbe garantire ottime prestazioni; del resto un’ulteriore riserva di potenza di calcolo la si ha ricorrendo alla nuvola di Amazon (lo stesso principio regge il nuovo browser Silk, che promette davvero bene); pur non fondamentali, l’assenza di telecamera e di microfono scoraggerà invece qualcuno dall’acquisto.
4) dimensioni: ottima a mio parere la scelta di realizzare un dispositivo di dimensioni e pesi più contenuti del consueto (nemmeno mezzo kilo, con una batteria che garantisce fino ad 8 ore di autonomia, schermo da 7 pollici), in modo da enfatizzarne la portabilità / il poco ingombro / la possibilità di usarlo in mobilità.
5) funzione di reader: in linea con l’impostazione di questo blog non può mancare una digressione circa le peculiari funzioni come strumento di lettura; lo schermo sembra buono (anche qui un giudizio definitivo potrà venir formulato solo dopo averlo visto all’opera), semmai mi aspettavo l’apertura al formato ePub sul quale la maggior parte degli editori stanno puntando, mentre si è rimasti fedeli al tradizionale formato .mobi (non protetto). Questa scelta conferma il vincolo con l’Amazon Store ed, anzi, in considerazione di quanto già sottolineato (il massiccio ricorso a risorse di EC2 in fatto di calcolo e storage) il grado di libertà per l’utente / cliente mi sembra addirittura ridursi, seppur all’interno di un ventaglio di offerte in crescita!
Per concludere con Kindle Fire l’azienda di Seattle si candida ufficialmente al ruolo di anti-Apple nel mercato delle tavolette, percorrendo una via opposta a tutti gli altri competitor, ovvero quella di un prodotto non al top della gamma e di fascia di prezzo medio bassa, vedremo se con successo. Fattori che inducono all’ottimismo sono il poter contare sul proprio negozio online (= i contenuti), l’ottima reputazione guadagnata in questi anni, la base di utenti / clienti, l’infrastruttura cloud, manca solo l’ecosistema di sviluppatori ma l’aver puntato su Android in prospettiva dovrebbe garantire di colmare questa lacuna.
A mio avviso però un neo c’è e riguarda proprio la politica di prezzo la quale, così come è stata concepita, potrebbe colpire il bersaglio sbagliato se non rivelarsi addirittura controproducente. In sostanza mi chiedo: con un Kindle Fire a 199 dollari chi comprerà il Kindle Touch 3G (eReader in bianco e nero, presentato contestualmente al Fire, che presenta la novità dello schermo touch) per appena 50 dollari in meno? Chi infine acquisterà il Kindle Touch senza connettività a 99 dollari? In altri termini ho la sensazione che il Fire possa rubare quote agli altri dispositivi prodotti da Amazon stessa con in più l’ulteriore pericolo che i margini di guadagno per pezzo, che non possono giocoforza essere elevati, non siano compensati da un adeguato volume di vendita.
Insomma, il mercato degli eReader e dei tablet si arricchisce e si complica (a proposito, ora che il Fire è stato svelato voglio vedere se Idc confermerà la propria idea di non considerarlo una tavoletta) ma forse a subire la pressione potrebbe non essere l’iPad bensì tutti quei produttori (l’accoppiata Nook Color e Barnes & Noble in primis; il titolo di quest’ultima non a caso perde in borsa sia ieri che oggi) che finora avevano tentato in qualche modo di opporsi ad Apple.

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Tablet ed eReader avanti a braccetto

Alice & Andy iPad ebook

Alice & Andy iPad ebook; foto Science Office

I dati rilasciati da IDC alcuni giorni orsono circa l’andamento del mercato di tavolette ed eReader a livello globale contengono alcune conferme ma anche molte sorprese; la prima conferma è che l’iPad continua ad essere il dominatore assoluto del mercato dei tablet con una quota del 68,3%, addirittura in salita rispetto al 65,7% della precedente rilevazione; la seconda conferma è che alla concorrenza restano le briciole: il PlayBook di RIM si deve accontentare del 4,9% ed il TouchPad di HP, in attesa che l’azienda decida che vuol farsene della divisione PC, del 4,7% ma solo perché negli Stati Uniti viene svenduto a 99$, come gli eReader di fascia bassa. E’ proprio da quest’ultimo settore che provengono le maggiori sorprese: nonostante le consegne di tablet siano cresciute dell’88,9% rispetto alla precedente rilevazione e la performance anno su anno sia a dir poco strabiliante (+ 303,8%; e le previsioni per la parte finale dell’anno sono ulteriormente al rialzo!), ciò non sembra andar a discapito degli eReader i quali, nonostante un calo congiunturale del 9% (attribuito a motivi stagionali), possono ugualmente vantare una crescita rispetto al 2010 del 167% (anche in questo caso le previsioni per la rimanente parte dell’anno sono per un ulteriore aumento)! Pure qui c’è un chiaro leader del mercato, vale a dire Amazon con il suo Kindle, anche se le percentuali non sono bulgare come nel caso dell’iPad. Il lettore della casa di Seattle infatti detiene il 51,7% del mercato, ma il Nook di Barnes & Noble con il 21,2% fa la sua onesta figura. Insomma sembra proprio che tablet ed eBook Reader non si stiano scannando a vicenda, come temuto da alcuni, ma che a farne le spese siano altri dispositivi, netbook su tutti. Certo, in valori assoluti le tavolette, dall’alto dei 62,5 milioni di pezzi che si stima saranno venduti entro l’anno, staccano nettamente gli eReader che si fermeranno, si fa per dire, a 27 milioni di unità ma considerate assieme si arriverà a sfiorare la ragguardevole cifra di 90 milioni! Ovviamente questo è il punto cruciale della questione in quanto la presenza di una adeguata base di dispositivi di lettura è la conditio sine qua non per il decollo degli eBook!
In tal senso il Natale 2011 potrebbe sancire anche in Europa il definitivo decollo del libro digitale dopo aver assistito lo scorso anno, nonostante i roboanti proclami, ad una falsa partenza: troppo pochi a mio avviso erano i lettori in circolazione ed ancor meno (specie in Italia) i titoli disponibili a catalogo. Oggi, a distanza di un anno, i motivi di ottimismo per l’andamento dello shopping natalizio sembrano essere maggiormente fondati: da una parte si ritiene che il nuovo reader di Amazon riuscirà a fare il botto di vendite, dall’altra che la sua apparizione, innalzando d’un sol colpo il livello di quelle che sono le caratteristiche tecniche “minime” degli eReader (schermo a colori e multitouch, funzionalità varie, etc.), metterà fuori mercato gran parte della concorrenza (Nook Color a parte). Di conseguenza i rivenditori si troveranno a dover eliminare le scorte a magazzino di eReader in bianco e nero, vendendoli a prezzi allettanti (sotto i 100 dollari), il che darà un’ulteriore spinta alle vendite complessive! Considerando poi che questi nuovi possessori potranno attingere a cataloghi che nel frattempo si sono ulteriormente arricchiti, è verosimile che almeno per il settore dell’editoria digitale (inteso qui in senso lato) le prospettive prossimo future siano positive!

PS In un mio recente post affermavo che, dovendo scegliere tra tablet ed eReader, diversamente da quanto avrei fatto un anno fa non avrei avuto alcun dubbio, puntando tutto sulla tavoletta; la precisazione fatta da IDC nel comunicato stampa che è stato alla base di questo articolo, ovvero che essa considererà il prossimo dispositivo di Amazon come un eReader in quanto, in base alle indiscrezioni in suo possesso è molto più avvicinabile al Nook che all’iPad2, non modifica la mia opinione a riguardo poiché IDC stessa riconosce che la nuova generazione di lettori di eBook sarà nettamente più performante rispetto alla precedente, ed in questo senso la categoria nel suo complesso si avvicinerà come caratteristiche alle tavolette. Sorvolando ora sul fatto se sia in atto una convergenza (magari sarà l’oggetto di un futuro post!), dico solo che ipotizzando per il nuovo lettore di Amazon un posizionamento su una fascia di prezzo analoga al suo principale avversario, il Nook Color, ovvero sui 200 euro, dovrà possedere davvero numerose funzionalità per trattenermi dallo spendere qualche centinaio di euro in più ma avere un dispositivo di tutt’altro livello!

Le implicazioni (anche archivistiche) del trionfo del tablet

Cloud computing (foto benoden)

Nel giorno in cui in Italia l’asta per le frequenze 4G parte in tono minore, un post apparso sul blog dell’analista di Forrester Sarah Rotman Epps fa discutere blogger e commentatori di mezzo mondo. In esso l’autrice, in breve, sostiene che il tablet di Amazon non solo ci sarà (inizi ottobre la data di lancio stimata) ma sarà anche venduto nella bellezza di 3-5 milioni di pezzi nel solo ultimo trimestre del 2011! Insomma, Rotman Epps si è sbilanciata e non di poco, ma a rinforzare le sue previsioni sono le seguenti considerazioni:
1) diversamente da Apple, la maggior parte dei profitti di Amazon non provengono ancora dall’hardware e pertanto su questo terreno l’azienda di Seattle può dar battaglia (il prezzo, contenuto entro i 300 dollari, dovrebbe a tal riguardo essere un ottimo incentivo all’acquisto)
2) Amazon potrà sfruttare le potenzialità di crescita di Android Honeycomb, sistema operativo sul quale si baserà la nuova tavoletta
3) Amazon ha dalla sua anni di esperienza nella vendita di contenuti e soprattutto un’infrastruttura cloud da far invidia, tale da renderla l’unica azienda capace di lanciare con successo la sfida ad Apple, dopo che molti ci hanno tentato invano (RIM, Samsung, HP – che forse però sta ripensando sulla scelta di mollare tutta la divisione PSG).
Personalmente le considerazioni di primo acchito che ho fatto leggendo questo interessante post sono state:
1) qui stiamo parlando di aria fritta, non avendo Amazon finora MAI, nemmeno implicitamente, ammesso di essere al lavoro su un tablet; d’accordo, mi si potrà obiettare che Apple ci ha costruito le sue campagne mediatiche sull’attesa, ma qui non è uscito nulla di nulla, nemmeno la minima indiscrezione tecnica o una foto rubata, come di solito avviene!
2) ammesso e concesso che la tavoletta made in Seattle si faccia (mai dire mai, intendiamoci), lo sbarco su Android sarebbe una benedizione; troppo chiuso, come scritto in precedenti post, il software del Kindle (anche se la recente presentazione di Kindle Cloud Reader, basato su un mix di HTML5 e cloud, forse testimonia un’inversione di rotta)!
3) in ogni caso stiamo facendo i conti senza l’oste, in quanto ci si dimentica completamente di Google; l’azienda di Mountain View ha al pari di Amazon una struttura cloud formidabile e la suite Google Docs, giusto per fare un esempio, trova la sua ragion d’essere se usata in mobilità; dunque, pur riconoscendo i passi falsi compiuti con il Nexus One e probabilmente anche con il Chromebook (non ci sono ancora dati ufficiali ma la sensazione, leggendo nella Rete, è che dopo un’accoglienza discreta, l’interesse sia rapidamente scemato), non si può non pensare che la recente acquisizione di Motorola non porterà alla realizzazione di un tablet.
Questi, dunque, i miei primi pensieri finché leggevo il post di Rotman Epps; dopo una fisiologica metabolizzazione sono però giunto a quello che è il vero nocciolo del problema: se ancora ad inizio anno discettavo su “Tablet VS eReader” oggi un simile discorso sarebbe chiuso in partenza: tablet tutta la vita, e non solo perché HP sta svendendo i suoi TouchPad ad un prezzo inferiore a molti e-reader!
Il punto è che il tablet svolge, nel bene e nel male, una centralità nelle scelte strategiche dei colossi dell’informatica che gli e-reader semplicemente non hanno mai avuto né mai avranno. Tale centralità discende dalla preferenza che verrà loro accordata, in virtù della loro versatilità e “mobilità”, dal singolo utilizzatore, vuoi in quanto privato cittadino vuoi in quanto appartenente ad un’organizzazione più complessa.
Né è difficile scorgere, sullo sfondo del trionfo prossimo venturo del tablet, trionfo che beninteso sarà relativo in quanto altri dispositivi saranno sempre presenti e che andrà a braccetto con quello del cloud computing, le importanti implicazioni archivistiche.
Il tablet infatti, proprio per così come è concepito, farà apparire conveniente ai suoi utilizzatori (si tratti dello studente, del businessman oppure ancora del dirigente della Pubblica Amministrazione) scrivere, leggere, creare, commentare, archiviare, etc. sulla nuvola. La tavoletta, con la sua linea minimale ed accattivante, sarà in buona sostanza un formidabile “cavallo di Troia” per la realizzazione di quello scenario in cui le nostre esistenze saranno “digitali” e noi stessi always on.

PS La versione su Storify di questo post è al seguente indirizzo: http://storify.com/memoriadigitale/le-implicazioni-anche-archivistiche-del-trionfo-de.

To tablet or not to tablet?

Tablet ante litteram

La tavoletta conservata presso il Museo dell'Archeologia Subacquea di Bodrum

Questo post risente chiaramente del clima pienamente Ferragostano nel quale esso viene scritto non solo per il caldo torrido che caratterizza questo scampolo di estate ma anche perché l’input principale alla sua concezione deriva direttamente da un oggetto nel quale mi sono imbattuto nel corso delle mie (relativamente) meritate ferie.
Si dà infatti il caso che presso il Museo di Archeologia Subacquea di Bodrum (l’antica Alicarnasso) sia conservata una tavoletta scrittoria, una sorta di tablet ante litteram, che effettivamente affascina per la somiglianza esteriore con alcuni dei tablet che, pedissequamente ricalcati sulla forma del libro, venivano proposti fino a qualche anno fa (mi riferisco in particolare al poi abortito Microsoft Courier), cioè almeno sino a quando Apple ha imposto con l’iPad la standard de facto delle tavolette a “piatto unico”.
Il “tablet” conservato presso il museo di Bodrum è simile in tutto e per tutto a quelli descritti in molti manuali: le due tavolette lignee scavate, legate assieme attraverso una sorta di “cerniera” ossea (spesso avorio finemente intarsiato), venivano riempite di cera sulla quale, una volta che quest’ultima si era raffreddata, si potevano scrivere brevi testi. Insomma si trattava, al pari delle tavolette odierne, di strumenti flessibili, portatili e di uso quotidiano (in particolare sembra venissero usate a fini didattici).
Torno dunque dalle ferie pensando a come, pur con le ovvie differenze, si possa ravvisare una continuità, oserei dire una path dependence millenaria, tra le tavolette d’allora e quelle d’oggigiorno, sennonché apprendo che il colosso HP, a poco più di un anno dall’acquisizione della gloriosa ma decaduta Palm, che – giusto per restare in ambito greco-antico – avrebbe dovuto fungere da cavallo di Troia per entrare nel mondo degli smartphone e delle tavolette, sta valutando la cessione o scissione (spin-off) della divisione PC per focalizzarsi sulla fornitura dei servizi. Contestualmente l’azienda di Palo Alto inizia a svendere letteralmente sottocosto (99,99 $) il proprio TouchPad lanciato ad inizio luglio ad un prezzo di circa 300 dollari maggiore. Si tratta di un drastica inversione di rotta che i vari analisti hanno spiegato con un insieme di motivazioni tra le quali: 1) l’utile per azione non è in linea con le attese degli azionisti, per cui si è reso necessario effettuare tagli 2) in definitiva HP fa quello fatto anni orsono da IBM, allorquando aveva ceduto la propria divisione computer a Lenovo per puntare tutto sui servizi, che in futuro sempre più verranno erogati in modalità cloud computing 3) HP ha realisticamente ammesso lo strapotere di Apple rinunciando alla battaglia (e di investire ancora soldi invano).
A mio modestissimo parere si tratta di una decisione prematura in quanto, come in parte già scritto nel mio “Archivi e biblioteche tra le nuvole” (perdonate l’autocitazione) nel momento in cui descrivevo la strategia di HP nel cloud, se è vero che i servizi sulla nuvola saranno il futuro (inclusi quelli di natura “documentaria e libraria”), con questa scelta ci si priva irreversibilmente di una gamba che in linea di principio avrebbe potuto facilitare la penetrazione di quei servizi che l’azienda californiana intende fornire (si pensi a riguardo al ruolo di supporto reciproco svolto per Amazon dal Kindle nella diffusione degli e-book e dagli e-book nella diffusione dell’e-reader dell’azienda di Seattle); tanto più che Palm nonostante tutto poteva ancora godere rispetto ai competitor dell’appeal di un marchio che ha fatto la storia della tecnologia. Dopo quello della Mela, of course.

La versione storyfizzata di questo post è al seguente indirizzo: http://storify.com/memoriadigitale/to-tablet-or-not-top-tablet.

Tablet tra permanenze ed innovazione

Spesso i tablet vengono definiti come strumenti rivoluzionari: in realtà la mia impressione, accresciuta dalla visione del filmato qui sotto è che in molti casi essi ricerchino a tutti i costi la continuità con pratiche consolidate e rassicuranti. Ecco così che sull’HTC Flyer rispunta il pennino e la scrittura avviene a mano libera; la tastiera QWERTY rimane, certo, ma l’impressione che se ne ricava è che siamo di fronte, qui come altrove, ad una sorta di path dependance, come comprovato (giusto per restare in ambito di tavolette) dai periodici sviluppati apposta per essere fruiti attraverso dispositivi con schermo touch/multitouch: in essi le “pagine” non si scorrono più verticalmente (come nelle “tradizionali” pagine web) ma si sfogliano con le dita.
Nihil novum sub solem?!