Per chi come il sottoscritto aveva seguito con attenzione e quasi speranza, grossomodo un anno fa di questi tempi, il lancio di Volunia, fa un certa tristezza mista a dispiacere vedere ora che Facebook lancia il motore di ricerca interno Graph Search. La nuova creatura di Mark Zuckerberg, soprattutto per la sua anima sociale, rimanda infatti anche a ciò che nelle intenzioni di Massimo Marchiori avrebbe dovuto essere (ma purtroppo non è stato) Volunia: un “motore di ricerca” (ammesso che di search engine in senso classico si possa parlare!) che guarda alle persone scavando, nel caso specifico, dentro alle migliaia di dati ed informazioni resi pubblici all’interno del celebre social network (solo in caso di assenza di risultati ci si appella a Bing di Microsoft) e che fornisce, a chi le pone, risposte (e non link!) verosimilmente di un livello qualitativo superiore rispetto a quelle generiche ottenibili da un SE come Google. Infatti un conto è cercare informazioni riguardo ad un libro, ad un film, ad un album musicale nel generico web, un altro conto è recuperare le medesime informazioni leggendo cosa ne pensano i nostri amici! Infatti le opinioni di questi ultimi possono essere meglio valutate in termini sia di attendibilità (un nostro amico ad esempio potrebbe essere noto per “spararle grosse”), che di rilevanza (quanto scritto da un nostro amico ingegnere nucleare sulla fusione fredda non assume naturalmente, ai nostro occhi, lo stesso peso di quanto detto da un altro nostro amico elettricista!) che di affinità (è quel che potrebbe succedere dando credito a quanto scritto da amici che sappiamo avere gusti simili ai nostri). Insomma, nel momento di cercare informazioni non ci si mette più nelle mani di un freddo algoritmo ma in quelle, si spera più buone, di persone di nostra conoscenza.
Va precisato che graph search non è solo un modo per ottenere risposte ma anche per conoscere nuove persone con gusti affini ai nostri; è insomma funzionale all’ulteriore sviluppo del social network in termini di aumento del numero di “relazioni sociali” così come dei suoi ricavi.
Dal momento che, come spesso accade in questi casi, poco si sa dal punto di vista tecnico (a giudicare dagli esempi fatti sul palco di Menlo Park mi pare che sia stato compiuto qualche passo nella possibilità di fare interrogazioni usando il linguaggio naturale, ovvero nel senso del semantic web), per formulare un giudizio completo occorrerà testarlo in prima persona; sin da ora però credo si possa affermare che Zuckerberg è andato nella direzione giusta. Speriamo solo che la tutela della privacy sia veramente così “personalizzabile” come dichiarato…
16 Gen
Posted by raleigh website marketing on febbraio 15, 2013 at 10:23 PM
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