Perché Google si candida ad essere la prima della classe (e fa paura)

Google Nexus 7

Google Nexus 7 di blogeee.net, su Flickr

Il lancio del tablet Nexus 7 da parte di Google rappresenta sicuramente un importante punto d’arrivo nella politica libraria di Google: iniziata nel 2004 allorquando alla Frankfurter Buchmesse fu presentato il “Google Books Library Project”, con il quale ci si proponeva di digitalizzare, rendendoli liberamente disponibili sulla Rete (anche) in full text, centinaia di migliaia di libri posseduti dalle principali e più prestigiose biblioteche del mondo purché i relativi diritti d’autore fossero scaduti oppure le opere fossero senza “paternità” (non sempre tale punto è stato rispettato; n.d.r.), tale politica libraria si è via via ampliata ed arricchita: dapprima 1) dedicando una sezione del famoso search engine alla ricerca, per l’appunto, di libri con la possibilità per l’utente di salvare le ricerche (ed i libri) in una personale biblioteca virtuale, successivamente 2) lanciando nel dicembre 2010 “Google eBooks”, piattaforma nella quale sono confluiti i libri precedentemente digitalizzati unitamente a quelli volontariamente inseriti da editori ed autori (questi ultimi in self-publishing dunque); fedele al motto “Any book, anywhere, any time and on any device” Google ha poi approntato 3) un mobile bookstore, cosa avvenuta contestualmente alla trasformazione dell’Android Market in Google Play, momento che ha significato il passaggio dalle sole applicazioni ai contenuti in senso lato: all’interno di Google Play si trova infatti il negozio “Google Libri” (nel quale effettuare ricerche, visualizzare anteprime, lasciare commenti ed ovviamente acquistare) ma vi si può anche 4) scaricare l’applicazione di lettura Books App.
Con il Nexus 7, in altri termini, i contenuti (libri, come ampliamente descritto, ma anche i video di YouTube, frutto dell’acquisizione del “lontano” 2006), le applicazioni ed i servizi di Google (in gran parte presenti sulla nuvola) trovano l’ideale ambiente di utilizzo dal momento che il nuovo tablet ovviamente esalta e rende quasi “naturale”, grazie al sistema operativo nativo Android 4.1, il loro uso da parte dei sempre più numerosi utenti.
Mi si potrà obiettare che Google non è l’unica ad avere una simile “potenza di fuoco”: Amazon, Apple e Microsoft, giusto per non fare nomi, hanno tutte alle spalle una notevole infrastruttura, una qualche forma di market attraverso il quale offrono prodotti o servizi, così come la loro più o meno sviluppata gamma di device (Microsoft, con Surface, è stata l’ultima nell’ordine e giusto per ribadire come oramai sia diventata quasi una moda già si rumoreggia del prossimo arrivo di uno telefonino intelligente made in Redmond, analoga decisione a quella che si ipotizza possa prendere a breve Amazon!).
Verissimo, ma anche a prescindere dall’importantissima funzione di search (solo Microsoft con Bing prova a far concorrenza a Google in questo campo), nessuno a mio avviso ha comunque, oggigiorno, una “completezza di offerta” pari a quella di Google:
1) Apple ha sì un’infrastruttura cloud adeguata, un’offerta di servizi, applicazioni e contenuti (inclusi i libri e pure un programma, iBooks Author, dedicato agli autori) invidiabile nonché dispositivi al top della gamma, ma nel fisso non ha una quota importante e nemmeno ha sfondato nel settore business, essendo quest’ultimo stato finora appannaggio di =>
2) Microsoft: il gigante fondato da Paul Allen e Bill Gates gode di una fenomenale presenza nel fisso tanto in ambito consumer quanto in quello business (grazie, tra i tanti software prodotti, alla diffusione come standard de facto del pacchetto di produttività Office), cui fa però da contraltare una quasi insignificante quota nel mobile (pecca non da poco, dal momento che quest’ultimo rappresenta il futuro!). Se l’infrastruttura cloud è il punto di partenza indispensabile per aggredire il mercato del mobile, bisogna vedere come verranno accolti dai consumatori prodotti come il citato Surface (a parità di costo secondo me molti resteranno fedeli al fascino di Apple) e, soprattutto, quali frutti darà l’alleanza con Barnes & Noble, la quale avrà il compito di offrire i contenuti (per ora mancanti) indispensabili per dare un senso alla neonata tavoletta di casa Microsoft.
3) Amazon: l’azienda di Jeff Bezos si trova in una situazione per certi versi opposta rispetto a Microsoft, nel senso che ha contenuti a iosa (libri, video, etc.) ma ben poco peso in fatto di produttività e pertanto di appeal in ambito business; per il resto possiede, alla pari delle due aziende precedenti, un’infrastruttura (cloud) imponente e soprattutto vanta un’enorme base di utenti, frutto di anni di onorato e-commerce.
Alla luce di tutto ciò appare evidente come Google sia l’unica ad avere un’offerta veramente a 360 gradi: pecca, è indubbio, nel fisso (il sistema operativo Chromium non è stato esattamente un successo) ma milioni di utenti usano lo stesso quotidianamente dai propri dispositivi fissi servizi come GMail, Calendar, Google Docs, Maps, etc. e riescono ugualmente a far dialogare il tutto (“sincronizzare” per essere esatti) con quelli mobili. Insomma, la convergenza tra fisso e mobile è già possibile e tutto lascia supporre che in futuro le cose miglioreranno ulteriormente in modo da soddisfare pienamente sia i comuni utenti quanto quelli business (come già detto Big G ha sia contenuti sia strumenti di produttività; l’appeal di questi ultimi, peraltro, è tanto maggiore in periodi come questi in cui tagliare i costi è questione quasi vitale).
Tutto bene dunque? Non esattamente ed il perché è noto.
Google, ma il ragionamento è altrettanto valido per le sfidanti Apple, Amazon e Microsoft, è un gigante che fa paura: attraverso le nostre ricerche, le geolocalizzazioni sulle mappe, le nostre letture, i nostri video, etc. sa cosa facciamo, dove ci troviamo o dove siamo stati, i nostri gusti e via dicendo. Ma non finisce qui: sui server di Big G finiscono i nostri libri, le nostre e-mail, i nostri documenti… praticamente tutto, la nostra vita, è nelle sue mani!
Insomma, siamo partiti parlando semplicemente di libri e siamo arrivati all’orwelliano Grande Fratello: purtroppo lo scenario è questo e se non sarà Google come visto c’è la fila per prendere il suo posto: come interpretare, del resto, le reazioni di Amazon ed Apple agli annunci di Google e Microsoft? La prima si è affrettata a far trapelare notizie di un imminente arrivo (agosto?) del Kindle Fire 2 (cui si sono aggiunti, come detto all’inizio, i rumor per un possibile smartphone) mentre la seconda ha fatto filtrare dettagli su un possibile iPad Mini.
La sfida è dunque a tutto campo e non si fanno sconti a nessuno; la crisi ed il cambiamento tecnologico (schumpeterianamente parlando forse la faccia diversa della stessa medaglia) poi fanno il resto, portando a termine la necessaria “selezione naturale”: il futuro sarà inevitabilmente appannaggio di pochi colossi, auguriamoci che in questa lotta titanica i comuni cittadini non restino schiacciati.

PS Cliccate qui per la versione su Storify di questo post.

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