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#SalTo12. Riflessione n. 2

Salone del Libro di Torino 2012

Salone del Libro di Torino 2012

In questo secondo ed ultimo post dedicato al Salone del Libro di Torino riprendo, sviluppandolo, un argomento presente in nuce già nell’articolo di ieri; infatti nel momento in cui evidenziavo come il modello di business ad oggi prevalente nell’editoria digitale rischi di fungere da freno anziché da traino sottintendevo implicitamente come ciò andasse in primo luogo a discapito di quello che dovrebbe essere il protagonista assoluto, vale a dire il lettore.
In effetti, a parole, tutti nel mondo dell’editoria affermano di avere a cuore di quest’ultimo ma nella realtà le cose stanno un po’ diversamente e quanto visto e (non) sentito al Salone conferma questa mia idea.
Infatti posto che la tecnologia dovrebbe migliorare la vita e non complicarla vien da chiedersi: è veramente pensato per facilitare la vita del lettore/cliente un sistema che prevede il DRM? A Torino i grandi dell’editoria hanno sì ventilato l’ipotesi di togliere i tanto vituperati (da parte dei lettori) “lucchetti digitali” ma non è giunto, a quanto mi risulta, nessun annuncio ufficiale (diversamente da quanto avvenuto al Salone di Londra di qualche settimana fa)!
Ancora: è veramente pensato per l’utente un sistema che adotta un formato proprietario come il .mobi leggibile solo con il device che tu stesso produci a meno che non ti metti a smanettare con programmi di “conversione”? Già, perché se andavi allo stand di Amazon i ragazzi (peraltro gentilissimi) mica ti dicevano di questo piccolo “inconveniente”!
E proseguiamo: è veramente pensato per l’utente un sistema in cui si è praticamente “costretti” a comprare i propri libri in un determinato online bookstore che magari non ha nemmeno un adeguato catalogo e questo perché non è stato trovato l’accordo con tutte le case editrici sulla ripartizione dei profitti? Ok, la situazione sta sensibilmente migliorando, ma ciò non toglie che siamo ben lungi dal raggiungere l’optimum!
Per finire, siamo così sicuri che il ricorso alla nuvola (alla quale, per inciso, da sempre guardo con interesse) rappresenti, così come viene raffigurato da alcuni operatori, un passo in avanti? Ad esempio nel momento in cui mi si elencano le virtù insite in un sistema come quello rappresentato da Reader di BookRepublic (app di lettura presentata al Salone che scommette proprio sul cloud; n.d.r.) ovvero possibilità di creare una propria biblioteca sulla nuvola, lettura a partire da n dispositivi che vi si collegano, sincronizzazione ergo possibilità di riprendere la lettura lì dove l’abbiamo interrotta, etc. non sarebbe forse opportuno ricordare come in caso di crash dei server o di assenza di connessione la lettura non è semplicemente possibile (a meno che non si possieda anche una copia in locale)? E non sarebbe male nemmeno rammentare che per accedere alla nuvola serve una connessione dati e che quest’ultima implica la presenza di un hotspot Wi-Fi gratuito e/o la sottoscrizione di un abbonamento sempre che il device da noi posseduto sia dotato di antenna Wi-Fi e/o slot per SIM-card? Insomma, il cloud fa molto figo ma come tutte le tecnologie ha anche delle controindicazioni che sarebbe bello venissero spiegate.
In definitiva, mi sembra che dell’utente ci si ricordi “a singhiozzo” e forse sarebbe il caso di imparare qualcosa dalle biblioteche (sulla sorte delle quali proprio al Salone del Libro ci si è posti inquietanti domande) e dalla loro cultura di servizio che, sicuramente nella teoria e sicuramente anche in alcune realtà avanzate, pone davvero al centro l’utente (approccio user-centered)! Forse nel nostro futuro digitale della biblioteca e dei bibliotecari non avremo più bisogno ma della cultura della biblioteca indubbiamente sì.

#SalTo12. Riflessione n. 1

Stand Amazon

Lo stand Amazon al Salone del Libro di Torino del 2012

L’editoria digitale è stato il tema principe della venticinquesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino: gli organizzatori della manifestazione hanno non a caso scelto come slogan quello di “Primavera Digitale”, volendo con esso evidenziare come un po’ tutti gli operatori ripongano le loro speranze nelle nuove frontiere digitali per risollevare le sorti complessive dell’editoria e magari garantirle un prospero futuro.
Per chi come il sottoscritto si diletta a scrivere di “cose digitali” è sicuramente una cosa da salutare con favore ma sul fatto che poi si tratti di una speranza ben riposta è tutto da verificare! I lettori più assidui di questo blog ben sapranno che sull’argomento ho una posizione alquanto “problematica”, nel senso che non perdo mai l’occasione di sottolineare come le cifre del digitale in valori assoluti continuano ad essere modeste e che il modello di business che va per la maggiore rischia di fungere da freno anziché da volano per la crescita.
E che l’editoria digitale e l’ebook rappresentino ancora una nicchia appare in modo palese dallo spazio relativamente esiguo occupato a livello di stand espositivi: nonostante il digitale fosse il tema principale del Salone, “mappa alla mano” stimo che l’area “Book to the Future” coprisse al massimo il 7-8 % dell’area espositiva totale. Se si considera poi che in questo 7-8 % fossero presenti produttori di device “puri” come Sony e Trekstor ed altri impuri / ibridi come IBS ed Amazon (ma anche realtà legate al social reading come Zazie.it) si intuisce come gli editori digitali veri e propri fossero davvero una esigua parte e soprattutto come essi possano apparire, specie agli occhi del pubblico “generalista” del Salone, quasi delle mosche bianche!
E proprio ai lettori tradizionali il passaggio attraverso l’area “Book to the Future” deve aver provocato, mi immagino, una certa sensazione di disorientamento: nessuna pila di libri in bella mostra, nessun catalogo delle opere ma modelli di ebook reader o addirittura, presso lo stand di BookRepublic, una gentile ragazza che “confezionava” a tutto spiano con uno strano macchinario palloncini d’aria contenenti un codice grazie al quale, previa registrazione sul sito Bookrepublic.it, ottenere dieci ebook gratis.
Sicuramente una trovata pubblicitaria originale che testimonia appieno come, nel momento in cui viene a mancare il supporto fisico del libro (con la copertina che di suo rappresentava un potentissimo strumento di persuasione all’acquisto, assieme ovviamente ad altre efficaci strategie come il passaparola, le recensioni, le presentazioni in TV, in libreria e in biblioteca, etc.), la funzione aziendale “marketing” si trova a svolgere un ruolo sempre più centrale, quasi alla pari dell’imprescindibile lavoro editoriale “sul testo”, e sicuramente superiore rispetto a quello, attualmente importantissimo per le aziende “fisiche”, della distribuzione / logistica.
Le case editrici stanno cambiando “vestito”, che stia arrivando la Primavera?